
Milano – Sul palcoscenico del rebus sovrano anche la Germania si ritaglia una parte. Qui non ci sono problemi di deficit pubblico che assillano l’area periferica d’Europa, ma nella sua economia che avanza a tambur battente esistono zone d’ombra che mettono ancora di più all’angolo gli stati in crisi dell’Eurozona. Si chiama eccesso di regolamentazione, ha sbandierato dalle colonne del New York Times l’editorialista Jack Ewing
“Da un lato, la Germania ha nella sua economia un tratto molto dinamico, innovativo, competitivo che è il settore delle esportazioni”, ha spiegato Andreas Wörgötter, economista senior presso l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. “Dall’altro lato, esiste un settore molto meno glamour che è quello dei servizi che vive su da barriere all’ingresso e sulle sovvenzioni”. A cosa conduce tutto questo bisogna chiedersi.
Si tratta, infatti, di un’osservazione puntuale da cui Ewing constata che, nonostante il surplus commerciale della Germania abbia il suo perno nella forza del settore manifatturiero, sia anche il risultato di una “spesa cronicamente anemico da parte dei consumatori e delle imprese sulle importazioni”.
E questo alla lunga diventa un problema che riguarda tutti. “Se la Germania ha costruito la sua forza sul settore dei servizi potrebbe acquistare più prodotti dai partner commerciali in difficoltà come la Grecia o la Spagna, i cui problemi di debito sono strettamente legati al rifinanziamento del debito”.
Invece così non succede. Non ci sarebbe guerre e ricatti sugli aiuti tra Atene e Bruxelles. “Ognuno avrebbe vinto – conclude – e la storia avrebbe un suo epilogo”.