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(WSI) – La crisi della finanza globale sta intaccando anche le grandi fortune tanto che, oggi, molti Paperoni sono diventati meno ricchi. I loro sonni, poi, non sono più tranquilli come un tempo perché tormentati da una preoccupazione tutta nuova: riuscire a mantenere i milioni scampati ai recenti tracolli finanziari. «Prima della crisi i più benestanti avevano soltanto il timore di non riuscire a spuntare interessi abbastanza alti», racconta Alfredo Piacentini, partner di Banque Syz & Co, banca svizzera attiva nella gestione patrimoniale. Il crack di un colosso sacro come la banca americana Lehman Brothers ha, però, cambiato di colpo lo scenario e scatenato paure che prima non esistevano. «Oggi i super ricchi sono martellati dal pensiero di dove parcheggiare i propri soldi e sono a caccia di investimenti sicuri che non facciano sfumare anche il capitale rimasto», riferisce Piacentini dalla sua sede sul lago di Ginevra.
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Dove investono allora? In genere sono molto prudenti. Tradizionalmente l’investitore danaroso non è uno speculatore e si muove con molta cautela senza azzardare colpi di testa. Questa crisi ha, però, colto impreparati anche loro e soltanto pochi sono usciti in tempo dai mercati.
In questo momento molti dei grandi patrimoni hanno optato per il passaggio a investimenti più sicuri come i titoli di Stato o le obbligazioni societarie con una durata non troppo lunga, intorno ai cinque anni. La fetta più grande dei grandi portafogli (40-50%) dei ricchi è investita proprio in questo tipo di prodotti. «Non rendono granché perché oggi pagano interessi che in media vanno dal 2 al 4% annuo, ma di questi tempi è meglio puntare sulla sicurezza senza guardare troppo al rendimento», dice Piacentini.
Agli investitori, l’esperto suggerisce di selezionare con attenzione i Titoli di Stato e di privilegiare le emissioni di Paesi come la Germania, la Francia oppure gli Stati Uniti e anche l’Italia, su cui non vede grandi rischi. Per le società è invece bene scegliere tra le grandi aziende solide come, per fare qualche nome, i due gruppi alimentari Nestlé e Danone o la casa farmaceutica Roche.
E le azioni? Anche molti milionari, come i piccoli risparmiatori, sono fuggiti in massa da Borse e fondi di investimento. Ora alcuni ricominciano a guardare ai titoli quotati perché invogliati dai prezzi di saldo. Il suggerimento dell’esperto di Banca Syz, in questo caso, è di non lanciarsi a testa bassa soltanto perché i prezzi sono a buon mercato. «E’ bene essere molto prudenti sulla parte azionaria perché la visibilità sugli utili è ancora bassa e all’orizzonte potrebbero esserci altre brutte sorprese e, dunque, altri cali per i listini». Se proprio si vuole fare acquisti in Borsa allora è meglio scegliere tra società con una grande capitalizzazione e con attività in settori non ciclici come Nestlè, Telecom Italia o magari Eni. «In caso di ulteriori cali di Borsa verrebbero penalizzate di meno», dice Piacentini che non vede una ripresa dell’economia reale prima della seconda metà del 2010. «I mercati potrebbero però anticipare la svolta già verso fine di quest’anno».
Cosa fanno di diverso i mega milionari? Neanche a dirlo, rispetto ai piccoli risparmiatori, oggi mostrano un maggiore interesse per l’oro che di questi tempi è visto come un porto sicuro. Il metallo prezioso nel portafogli dei più ricchi ci finisce sotto forma di barre e monete, ma soprattutto attraverso strumenti d’investimento come gli Etf o i certificati. Non in grandi quantità perché la quota si ferma intorno a un 5%.
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