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(WSI) – L’America che ci piace è sempre quella che ci fa comodo. Così noi europei, che non riusciamo a dare una politica estera all’Europa, abbiamo spesso la pretesa di darla all’America. Per esempio, ultimo caso, sull’anarchia nucleare prossima ventura. L’Economist ricorda a Bush che due cattivi su tre dell’Asse del male sono ancora lì, vivi, vegeti e strepitanti.
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Minacciano sfracelli atomici, Iran e Corea del nord. Minacciano e trattano, trattano e minacciano. Oggi chiudono al dialogo, domani aprono, dopodomani accostano, poi risocchiudono. Intanto Teheran si avvicina alla bomba, Pyongyang forse ne ha già qualcuna e al grido di “multilateralismo o morte” le cancellerie europee sanno solo offrire incentivi perché cessino le minacce, provocando l’inevitabile conseguenza che le minacce aumentano proprio per favorire continui rialzi degli incentivi offerti.
Poi arriva il solito Blair, prossimo presidente di turno dell’Ue, che, forte e non indebolito dai tanti interessi britannici in Iran, ricorda agli ayatollah che se troppa furbizia è messa sul tavolo delle trattative, il Regno Unito alla stretta finale sarà al fianco degli Stati Uniti al tavolaccio del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Perché mentre le diplomazie francesi, tedesche e vecchie europee in genere continuano a ritenere che il multilateralismo sia fine a se stesso, cioè un mezzo per anestetizzare i problemi, continuando a parlarne, Londra e Washington sanno che il gioco di squadra è possibile e utile quando è lo strumento per raggiungere un risultato. Con determinazione.
In questo caso, per ottenere lo scopo – fermare la nascita di due feroci, incontrollabili potenze nucleari – sarà inevitabile, prima o poi, porre un data, un ultimatum, delle regole da rispettare, dei controlli da subire. Il tempo stringe, per l’Iran soprattutto. Londra e Washington riflettono sul da fare e a loro modo trattano, però saranno pronti a essere multilateralisti ma decisionisti, a fare squadra per ottenere il risultato. Gli altri europei? Staranno mica cercando un modo per non decidere e dare la colpa a Bush?
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