La fusione di Abn Amro con Barclays porterebbe alla nascita della quinta banca mondiale, un colosso da 120 miliardi di euro e avrebbe soprattutto un senso strategico. Ne sono convinti gli analisti finanziari, secondo i quali l’approccio di Barclays è realistico e le due banche si sposano bene strategicamente e geograficamente, ma la mancanza di sovrapposizioni importanti limita i risparmi potenziali e crea spazi di manovra per altri interlocutori. Gli osservatori ritengono sensata, infatti, anche la possibilità di un accordo di Abn con altri soggetti internazionali. Tra le banche che escludono un interesse per il gruppo olandese ci sono Ing, Bbva e Bnp Paribas.
Tci, il fondo di investimento che a febbraio fa notare che Abn è molto sottovalutata auspicando una fusione, dice già che spera che le trattative esclusive con la banca britannica non impediscano di considerare altre offerte. “Noi speriamo che l’esclusività garantita a Barclays – sottolinea Tci in una nota – non impedirà al board di Abn Amro di prendere in considerazione offerte da altre istituti credibili per produrre il miglior risultato per gli azionisti”. Jp Morgan stima che Barclays potrebbe offrire fino a 33,5 euro per azione per Abn, mentre Merryl Linch sostiene che è improbabile che Abn consideri un’offerta sotto i 35 euro e alza il suo prezzo obiettivo sulle azioni di Abn a 33,5 euro. Per Keefe, Bruyette & Woods l’approccio Barclays è realistico e potrebbe portare a un’offerta di 31,3 euro per azione o anche più nel caso in cui siano ceduti altri asset. “Sebbene siamo indotti a pensare che i miglioramenti nell’efficienza dei costi apporterebbero un valore nel nuovo gruppo, il rialzo del prezzo delle azioni di Abn, spinto dall’offerta, potrebbe indebolirne il potenziale”, dice Sandy Chen, analista di Panmure Gordon. Ma secondo Oriel Securities “la potenziale transazione riguarda primariamente la crescita e non i risparmi di costi”.