New York – “Nelle ultime dichiarazioni dei membri della Bce era contenuta la promessa di mantenere lo status quo globale sui tassi”. Con queste parole gli specialisti di politica monetaria di Credit Agricole, come tanti altri osservatori, del resto, fanno capire che non si aspettano grossi cambiamenti dalla riunione monetaria della banca centrale di questo giovedi’.
I tassi dovrebbero rimanere invariati all’1%, anche per via delle pressioni inflative e della liquidita’ con la quale sono stati gia’ inondati i mercati, e la posizione delle autorita’ non dovrebbe smuoversi di molto.
Per quanto riguarda la liquidita’ straordinaria iniettate, le operazioni LTRO per le transazioni di rifinanziamento a lungo termine”, che hanno permesso alle banche di accedere a prestiti con tassi di interesse vantaggiosi, richiedera’ “piu’ tempo perche’ se ne possa valutare l’impatto”, stando al report degli analisti della banca francese.
Eppure, alla vigilia della riunione mensile, che in via eccezionale si terra’ a Barcellona, ??una tesi sta guadagnando slancio: le linee di credito concesse dalla BCE alle banche europee per incoraggiarle ad acquistare debito pubblico – Francoforte ha prestato 1,3 miliardi di euro in tre anni ad un tasso di 1% in due tranche – non fara’ che contribuire a separare gli stati membri dell’area dell’euro.
Quattro mesi dopo la prima finestra di prestiti concessi, nel mese di dicembre, emergono due conclusioni: sostenuto dalla domanda da parte delle banche, il mercato europeo delle obbligazioni sovrane ha vissuto un periodo di relax, accolto con favore da tutti.
Ma dall’altro lato della medaglia, le banche detengono una quota crescente del debito pubblico del proprio paese. Quindi, ha detto a Bloomberg Stéphane Monier, se un nuovo piano di aiuti dovesse prevalere, dato che la Spagna si sta gradualmente avvicinando a questo scenario, “la propensione dei paesi a partecipare sarebbe sempre meno ovvia”. L’avvertimento viene dal numero uno della strategia obbligazionaria di Lombard Odier Investment Managers. In altre parole, i paesi le cui banche non sono altro che creditori di uno Stato in difficolta’, saranno meno inclini a offrire assistenza.
Anche la stessa Bce ha ammesso che “la crisi ha gravemente deteriorato l’integrazione finanziaria nell’area dell’euro”, si legge in un rapporto pubblicato lo scorso Giovedi. Per Richard McGuire, di Rabobank, il sistema finanziario europeo si divide in “compartimenti stagni”. “Il programma LTRO non fa che accelerare la “de-eurizzazione “, ha avvertito l’analista. Stéphane Monier e’ ancora piu’ schietto: “La BCE sta seminando i germi di disgregazione dell’euro.”
Oggi, le banche italiane detengono 324 miliardi di euro di buoni del tesoro della penisola. E’ una somma di 23 volte superiore rispetto a febbraio e 66 in piu’ rispetto al mese di novembre. La stessa osservazione si puo’ fare per la Spagna, dove le banche hanno al momento 263 miliardi di euro di debito nel loro paese in portafoglio, contro i 178 di novembre, un mese prima del debutto del programma di prestiti straordinario di Draghi.
Questo fenomeno e’ effettivamente accentuato dal funzionamento particolare della Bce. “Ogni crisi e’ uguale alle altre”. Lo strategist di bond di Barclays Capital, Laurent Fransolet, la definisce la “ri-addomesticazione dei mercati”: ovvero una forte scossa delle vendite da parte di investitori stranieri, i quali ritornano a prediligere il loro mercato interno. “E bisogna che qualcuno comprato i titoli sotto stress”, conclude.
Venerdi’ scorso, Madrid ha detto che durante il solo mese di marzo i “non residenti” hanno venduto 20 miliardi di euro di debito pubblico spagnolo. Che sia cusa o conseguenza, e’ un dato di fatto che il mese scorso le obbligazioni dei paesi hanno prodotto, secondo le statistiche, la peggiore performance di tutti i titoli europei in circolazione.