Economia

Altroconsumo, in Italia la salute costa cara

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(Teleborsa) – Un italiano su dieci dichiara di avere difficoltà a saldare i conti per le prestazioni sanitarie, anche quelle essenziali. Prima voce di spesa: il dentista. E molti devono indebitarsi. A renderlo noto un’indagine di Altroconsumo. I risultati dell’indagine, svolta in Italia e contemporaneamente in Spagna, Portogallo e Belgio, sono sorprendenti. E preoccupanti. Anche in Italia, per molte famiglie, le cure mediche rischiano di trasformarsi o si trasformano in una vera e propria catastrofe economica. Al punto da costringere a rinunciare a beni essenziali come il cibo o il riscaldamento della casa d’inverno. Le spese che pesano di più sono quelle del dentista. Non molto diffuse le assicurazioni sanitarie, piuttosto nel bisogno si ricorre ai familiari per un prestito. La ricerca si è concentrata sulle cure mediche essenziali, escludendo per esempio tutte quelle estetiche o comunque non indispensabili. Dai risultati appare che l’Italia, tra i quattro Paesi presi in esame, è quello con le più alte spese sanitarie a carico del cittadino: in media 273 euro al mese a persona, contro i 126 del Belgio, i 215 del Portogallo e i 233 della Spagna. In Italia la spesa annua per la salute rappresenta il 14% delle uscite del nucleo familiare. Nonostante il Servizio sanitario nazionale resti una certezza in Italia, evidentemente qualcosa non funziona. Le spese tradizionalmente non coperte dal pubblico, per esempio il conto del dentista, diventano spesso una mannaia che non lascia scampo ai bilanci familiari. Eppure si tratta di cure mediche essenziali. Le famiglie più povere, quelle con malati cronici, i nuclei monoparentali, e più in generale gli italiani che abitano al Sud sono i più esposti a tracolli finanziari dovuti a spese sanitarie non coperte dal servizio pubblico. Nel 2008 a Tallinn, gli Stati europei membri dell’Organizzazione mondiale della sanità si sono impegnati a migliorare i servizi sanitari perché il diritto alla salute è un diritto umano fondamentale. C’è ancora parecchio da fare.