Ai massimi degli ultimi cinque anni le richieste di bancarotta in Usa: secondo i dati fra aprile e giugno le richieste sono state 422.061. Si tratta del 9% in piu’ rispetto alle 388.148 del primo trimestre 2010, e l’11% in piu’ rispetto allo stesso periodo del 2009.
E’ la prima volta dagli ultimi tre mesi 2005 che a livello trimestrale vengono superate le 400mila. Considerando 12 mesi da giugno 2009 a giugno 2010 le bancarotte sono state 1,57 milioni, il 20% sugli 1,13 milioni di 12 mesi prima.
Tra gli stati in cui le richieste di bancarotta sono più alte, si mettono in evidenza il Nevada e la California; gli esperti spiegano il fenomeno con la ripresa dell’economia degli Stati Uniti più anemica del previsto e con l’aumento del tasso di disoccupazione.
Non c’è alcun dubbio sul fatto che questi ultimi numeri alimentano nuovi timori sul futuro della congiuntura americana; i dati confermano infatti l’inabilità di molti americani di riuscire a ottemperare ai loro debiti, in un momento tra l’altro caratterizzato da tassi di interesse ai minimi storici e dall’adozione dunque di una politica monetaria espansiva.
Samuel J. Gerdano, direttore dell’American Bankruptcy Institute di Washington, non è sorpreso del fenomeno e, in una intervista al Wall Street Journal, precisa anche che, mentre le aziende stanno cercando di risolvere la questione debiti al di fuori delle corti – dunque senza far ricorso al Chapter 11 e all’amministrazione controllata – i consumatori vedono nella richiesta di bancarotta l’unica soluzione per “proteggersi” dai creditori.
E visti i problemi che continuano ad attanagliare il settore immobiliare commerciale, Gerdano teme anche che il ricorso al Chapter 11 possa “ritornare ai livelli a cui si assiste di norma nei periodi di crisi dell’economia”.