
Roma – La riforma del lavoro non e’ ancora sul tavolo ma per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano i toni hanno gia’ superato i decibel necessari. ”Si discuta liberamente ma senza rigide pregiudiziali, battute sprezzanti e contrapposizioni semplicistiche”, e’ l’altola’ del Capo dello Stato, preoccupato che esasperazioni polemiche sull’articolo 18 blocchino le riforme e infiammino il clima sociale.
Invito che trova d’accordo il presidente della Camera Gianfranco Fini che, come anche il Colle, sollecita una discussione partendo da chi si affaccia al lavoro e non da chi esce.
La tensione tra governo e sindacati ha avuto una rappresentazione plastica anche durante la cerimonia di auguri natalizi al Quirinale: il ministro Elsa Fornero e il leader della Cgil Susanna Camusso sono rimaste a distanza di sicurezza, non un saluto o una stretta di mano. Si salutano, invece, il premier Mario Monti e Camusso che infatti ironizza: ”Non abbiamo mai parlato di art.18 altrimenti non ci saremmo salutati con questa cordialita”’. Intanto Bonanni (Cisl) ha chiesto all’esecutivo di “cambiare passo”: serve un patto sociale, occorre soluzione condivisa.
Una situazione da muro contro muro che va assolutamente evitata per Napolitano che per questo, si ragiona in ambienti parlamentari della maggioranza, non avrebbe apprezzato sia l’intervista di ieri del leader Cgil al ‘Corriere’ sia un’impostazione troppo di petto sull’articolo 18 da parte del ministro del Lavoro.
”In tempi cosi’ difficili per il paese – avverte il Capo dello Stato – si blocchi sul nascere ogni esasperazione polemica. Per le scelte su cui bisognera’ confrontarsi credo non giovino, qualunque posizione di principio o gruppo sociale si rappresenti, i diritti perentori e le battute sprezzanti”. Napolitano non entra nel merito della riforma del lavoro ma un punto lo segna: ”e’ necessario dare seriamente la priorita’ alle condizioni dei ‘non rappresentati’, dei giovani senza lavoro”. Un approccio che condivide Fini per il quale ”il dibattito che si concentra sull’art.18 e’ ideologico” mentre bisogna ragionare su come assumere e non su come licenziare. In ogni caso per il leader di Fli, dopo il confronto con parti sociali e partiti, alla fine il governo ”si assumera’ la responsabilita’ di decidere anche se non c’e’ il consenso di tutti”.
Partire da assunzioni e ammortizzatori sociali e’ la priorita’ di Pier Luigi Bersani, convinto che, se l’ordine di interventi e’ questo, poi ”una sintesi si trova”. Per ora il premier Mario Monti cerca di raffreddare il clima, assicurando che ”se sulle pensioni siamo dovuti intervenire rapidamente, il mercato del lavoro e’ un’altra cosa”. Se gli inviti a moderare i toni avranno effetto si vedra’, certo, osserva l’ex premier Silvio Berlusconi, ”se noi avessimo toccato l’art.18 ci sarebbe stata la rivoluzione”. Ma se il Pdl apre alla discussione sull’art.18, cosi’ come il Terzo Polo, resta cristallizzata la contrarieta’ di Sel, Idv e una parte del Pd. Anche se l’ex ministro Cesare Damiano apre uno spiraglio, ipotizzando, nel pacchetto di proposte del Pd, la possibilita’ di licenziare nell’ambito dei tre anni del periodo di prova previsto dal contratto unico di inserimento formativo.
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”Era un mio preciso dovere istituzionale evitare un immediato scioglimento delle Camere. La via obbligata era affidare la formazione di un nuovo governo a una personalita’ fuori dalla mischia politica, gia’ sperimentata e di indubbia autorevolezza internazionale. Di qui l’incarico al professor Mario Monti. Non c’e’ stata nessuna forzatura e nessuno strappo rispetto all’ordinamento costituzionale”.
Con queste parole Giorgio Napolitano ha spiegato al Quirinale, davanti alle alte cariche dello Stato, la sua condotta. Inoltre ha rinnovato l’appello alla coesione nazionale e al senso di responsabilita’ delle forze politiche e sociali. Affermazioni che trovano il consenso di quasi tutte le forze politiche. Solo la Lega si dissocia e attacca frontalmente il Capo dello Stato, tramite Roberto Calderoli, parlando proprio di ”democrazia sospesa”.
Napolitano ha precisato che i ministri sono stati ”liberamente scelti dal presidente Monti e da lui proposti, come vuole l’art.92 della Costituzione”. ”Solo con grave leggerezza si puo’ parlare di sospensione della democrazia in un paese in cui nulla e’ stato scalfito”, ha affermato reagendo alle critiche di queste settimane. La sua ricostruzione e’ stata puntuale.
Una grave crisi dell’Eurozona, che e’ ”ancora acuta e con preoccupanti incognite”, rischiava di travolgere l’Italia, occorrevano ”decisioni di emergenza”, la maggioranza di centrodestra era da tempo in ”difficolta’ di decisione e di iniziativa”, e una larga coalizione era impraticabile a causa del clima politico ”aspramente divisivo”. ”La crisi era a un punto limite e a me toccava solo registrare e seguire imparzialmente le reazioni delle forze in campo”, ha detto Napolitano. Ha spiegato di aver deciso di affidare l’incarico a Monti dopo che il premier Berlusconi ”si e’ risolto, con senso di responsabilita’, a rassegnare le dimissioni”.
La nascita del governo tecnico senza ministri politici e’ stata una scelta dei partiti che cosi’ hanno confermato l’ ”impraticabilita’ di ogni ipotesi di larga coalizione”. Ma la fiducia al nuovo esecutivo e’ stata votata in Parlamento da ”un larghissimo arco di forze”, e cio’ ha detto chiaramente che la scelta di evitare le urne era ”largamente condivisa”.
Del resto, ha fatto notare, la nascita di governi sostenuti da maggioranze non scaturite dalle elezioni si e’ avuta anche in Germania e in Gran Bretagna, la patria del piu’ ”rigido bipolarismo”. Quella del governo Monti e’ comunque una parentesi. Al termine della legislatura la parola tornera’ agli elettori. Adesso i partiti devono garantire sostegno al governo per sostenere ”lo sforzo appena avviato” con il decreto all’esame in Parlamento, e ”la strada e’ lunga e in salita”. ”Il ruolo della politica resta insopprimibile”, ha sottolineato Napolitano, ed ”e’ necessario che i partiti facciano la loro parte”, rinnovandosi, aprendosi a energie giovani, ed anche integrando il programma del governo che ”non e’ onnicomprensivo”.
A loro tocca fare proposte ed approvarle, anche per approvare riforme istituzionali e costituzionali su cui ”avevo creduto di poter registrare una tendenziale larga intesa: si recuperi il tempo perduto”. Il clima politico piu’ disteso fa sperare. Occorre consolidarlo ”anche per creare condizioni piu’ serene in vista delle elezioni e del successivo normale svolgimento della dialettica democratica”, necessario per affrontare problemi che richiedono un impegno che va oltre l’orizzonte della legislatura.
Napolitano ha rivolto un appello anche alle forze sociali, ovvero ai sindacati, perche’ affrontino scelte di grande complessita’, come quelle che riguardano il lavoro e le pensioni, con ”obiettivita’ e senso della misura”, rinunciando a giudizi perentori, battute sprezzanti, contrapposizioni semplicistiche”, con spirito critico e senza pregiudiziali. Le celebrazioni del 150.mo, ha concluso,, hanno ridato fiducia al paese, hanno rafforzato la coesione e la consapevolezza, hanno ”confermato l’artificiosita’ e vanita’ della predicazione secessionista”.