Il timore che una recessione sia imminente sembra essere alimentato dal continuo annuncio di licenziamenti, e non solo presso societa’ di Internet.
Il comunicato piu’ recente quello di Gateway (GTW) che giovedi’ ha reso nota l’intenzione di eliminare nel primo trimestre il 10% della forza lavoro, mentre si attende presto che l’ascia cada su CNN, dopo la recente fusione della controllante Time Warner (TWX) con America Online (AOL).
Il tasso di disoccupazione rimane al 4%, non lontano dai minimi degli ultimi 30 anni, ma secondo l’economista Ken Matheny di Macroeconomic Adviser e’ solo questione di poco tempo prima che la recente ondata di ‘downsizing’ venga registrata.
Per il momento il fenomeno e’ chiaro nei dati sull’impiego temporaneo – sceso negli ultimi tre mesi di quasi 100 mila posizioni – e in quelli sullo straordinario. In dicembre le ore di lavoro straordinario sono scese a 4 contro le 4,3 di novembre e le 4,5 di ottobre.
Secondo l’agenzia di collocamento Challenger Gray, poi, il numero dei tagli aziendali e’ piu’ che triplicato in dicembre, segnando cosi’ il peggior mese degli ultimi otto anni.
Il problema, naturalmente coinvolge anche chi non rischia il licenziamento. Il calo dell’occupazione, infatti rallenta la crescita dei salari e mette un freno alla fiducia dei consumatori che limitando gli acquisti spingono le societa’ a tagliare piu’ personale per far fronte al calo delle vendite. E il ciclo continua.
Non solo il numero dei licenziamenti e’ in aumento, ma quello delle nuove assunzioni sta rallentando. Il settore privato ha aggiunto in media solo 92 mila posizioni negli ultimi otto mesi, contro una media mensile di 238 mila negli otto mesi precedenti.
Si nota una flessione soprattutto nel settore manifatturiero, ma la crescita delle assunzioni e’ rallentata anche nelle vendite al dettaglio e nel settore delle costruzioni.
Secondo Jeff Joerres dell’agenzia Manpower un tasso di disoccupazione del 4,5% – cosi’ come previsto per meta’ anno dalla maggioranza degli economisti, messo in conto il rallentamento dell’economia – e’ pur sempre da considerare buono, ma se la recessione dovesse effettivamente materializzarsi il panorama lavorativo potrebbe cambiare.