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ALLA LARGA DAI NOVE SENZA SENSO

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Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Ogni anno compilo una selezione di titoli che mostrano preoccupanti segnali di pericolo. La chiamo la lista dei «Nove Senza Senso», azioni cioè che nessun investitore long dovrebbe possedere. Da quando ho iniziato nel 2001, le società incluse hanno avuto un ritorno negativo medio del 7 per cento. Nel frattempo S&P500 ha avuto un andamento positivo del 3,4 per cento.

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Tre delle cinque liste hanno così prodotto un ritorno annuale negativo, mentre le altre hanno seguito a ruota i destini del più importante listino Usa. L’eccezione è stata quella dello scorso anno, a partire da Rowan Cos (RDC), azienda di trivellazioni petrolifere con sede a Houston, che ha guadagnato il 50 per cento. Più in generale, i titoli sui quali avevo messo in guardia gli investitori hanno registrato un profitto medio del 16%, battendo quindi il 7% dello S&P. Cose che capitano, anche se non mi aspetto che si ripetano quest’anno.

Per compilare i «Nove Senza Senso», considero: 1) un valore di mercato pari o superiore al miliardo di dollari; 2) un prezzo di almeno tre volte il valore di libro. Fatto questo seleziono i tre che scambiano al multiplo di utili più alto, i tre con il maggior multiplo di ricavi e i tre col più alto rapporto fra debito e patrimonio.

Celgene (CELG), compagnia del settore biotecnologie con sede a Summit, New Jersey, ha il rapporto prezzo/utili più alto: 219. Celgene ha guadagnato 32 centesimi per azione negli scorsi quattro trimestri e scambia intorno a 70 dollari. Le azioni hanno fatto un balzo del 355% nel 1999, del 109% nel 2003 e del 144% l’anno scorso. Penso che il successo di Celgene possa paradossalmente danneggiare le quotazioni. Nel 2005 Celgene ha conseguito profitti per il terzo anno consecutivo pari a 63,7 milioni di dollari a fronte di ricavi per 537. Dunque non è più una start-up da giudicare in base alle promesse. Il mercato pensa che gli utili di Celgene possano triplicare il prossimo anno. Mi sembrano obiettivi troppo alti da raggiungere.

Salesforce.com (CRM), di San Francisco, vende software per il Crm (customer relation management) basato su Internet. Negli ultimi quattro trimestri ha guadagnato 22 cent per azione e scambia intorno a 39,15 dollari. Non occorre essere maghi della matematica per capire che il rapporto prezzo/utili è di 178. Salesforce.com è però progredita magnificamente dai tempi della sua quotazione in Borsa, nel giugno 2004. I ricavi sono saliti a 176 milioni di dollari nel 2005 dai 51 milioni di due anni prima. Nello stesso periodo gli utili hanno fatto un balzo fino a 7,4 milioni di dollari, da una precedente perdita di 9,7 milioni. Si tratta di numeri buoni, ma credo che gli investitori stiano facendo un azzardo a valutare una simile scommessa l’iperbolica cifra di 4,2 miliardi di dollari.

IntercontinentalExchange (ICE), con sede ad Atlanta, possiede e gestisce una piattaforma di prodotti elettronici per il trading. Il titolo è quotato in Borsa dallo scorso novembre e il suo rapporto prezzo/utili è attualmente a 135. Ho dimenticato di dire subito che non apprezzo società con meno di un cent di utili. Per questo metto la società nella lista dei «Nove Senza Senso».

Kfx (KFX), una società di Denver che sviluppa tecnologie a carbone pulito, ha il più alto rapporto prezzo/ricavi pari a 1.289. Del resto i ricavi negli scorsi 4 trimestri sono stati di circa 951mila dollari mentre il mercato valuta la società 1,46 miliardi di dollari. I critici dicono che Kfx ha avuto tempo in abbondanza per mettere sul mercato la sua tecnologia. In effetti, la società è quotata in Borsa dal 1988 e ha subito perdite per 10 anni consecutivi.

Onyx Pharmaceutics (ONXX) , una compagnia del settore biotecnologico di Emeryville, California, si è quotata nel 1996. È sulla buona strada per raggiungere il 12esimo anno consecutivo di perdite, infatti il titolo scambia a 639 volte i ricavi. Gli investitori sono entusiasti del lavoro di Onyx sulla terapia genetica per la cura del cancro e altre malattie. Naturalmente spero vivamente che Onyx – o qualcun’altro – riesca a trovare una cura per il cancro. Ma cercare fin da subito il vincitore definitivo in un settore così competitivo è difficile.

Cheniere Energy (LNG) di Houston sta costruendo terminal che potrebbero un giorno aiutare ad alleviare la carenza degli Usa di gas liquido naturale. Non si vedono però ancora ricavi significativi mentre e il titolo scambia a 641 volte le vendite.

Le tre compagnie che si distinguono per l’alto rapporto tra debito e patrimonio sono: Celanese (CE), Dun & Bradstreet (DNB) e Continental Airlines (CAL). Celanese, con sede a Dallas, produce prodotti chimici. Ha 3,3 miliardi di dollari di indebitamento a lungo termine e 181 milioni di dollari di debito a breve termine, a fronte di un patrimonio di 208 milioni di dollari. Dun & Bradstreet, società di informazioni finanziarie con sede a Short Hills, New Jersey, può darvi qualunque informazione sulla salute finanziaria di migliaia di società.

Mi chiedo però quanta gente si è accorta del fatto che lei stessa ha 303 milioni di dollari di indebitamento a breve termine a fronte di soli 6,8 milioni di dollari di patrimonio. Infine, non è una sorpresa trovare una linea aerea nella folla delle società pesantemente indebitate. Fino a settembre, Continental aveva 5,3 miliardi di dollari di indebitamento a lungo termine e altri 620 milioni di dollari di debiti a breve termine. Il tutto con 135 milioni di dollari di patrimonio.

Provo a concludere: in passato ho venduto allo scoperto Celanese, Cheniere Energy, Human Genome Science e Kfx, scommettendo sul loro declino. Nel momento in cui scrivo ho una posizione ribassista su Dun & Bradstreet. Per la maggior parte degli investitori, il mio consiglio è quello di evitare questi nove titoli. Alcuni potrebbero anche fare bene, ma troppi indizi suggeriscono che è meglio girare alla larga.

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