(9Colonne) – Roma, 18 lug – La gara per la privatizzazione di Alitalia è arrivata a un punto morto. Ieri sera, Air One, la compagnia di Carlo Toto, ha annunciato il suo ritiro adducendo come motivazione l’impossibilità, con le attuali condizioni di vendita, di realizzare “un piano forte di risanamento e rilancio”, oggi anche il fondo Matlin Petterson ha fatto un passo indietro. E così dopo l’abbandono dei russi di Aeroflot, lo scorso 27 giugno, l’iniziale gara a tre è rimasta senza i candidati, che però si dicono pronti a valutare eventuali nuove condizioni di vendita della compagnia di bandiera. Il duplice ritiro delle ultime ore è caduto come un macigno sugli investitori con il titolo che ha perso 4 punti. E il macigno è rimbalzato sul governo, ora “con le spalle al muro”, come titolava questa mattina il Wall Street Journal. L’esecutivo starebbe valutando “tutte le ipotesi”, ferma restando la data del 23 luglio per la scadenza della presentazione delle offerte vincolanti e la disponibilità di liquidità dell’azienda Alitalia. “Ci sono diverse ipotesi in campo”, ha confermato il presidente del Consiglio Romano Prodi. “Si è concluso un processo come non volevamo – ha aggiunto- e adesso stiamo già riflettendo su cosa fare per il futuro. Certamente questo dimostra come fosse profonda la crisi della compagnia: non lo ignoravamo e adesso dobbiamo trarne le conseguenze”. La Commissione Europea intanto rifiuta l’ipotesi di nuovi aiuti di Stato per un eventuale salvataggio della compagnia. Un portavoce del commissario ai Trasporti dell’Ue Jacques Barrot ha spiegato: “Visto che è stato già approvato un piano di salvataggio nel 2005 le regole comunitarie impediscono che ne venga approvato un altro”. Un invito a cui ha reagito il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: ‘‘Quello degli aiuti di Stato – ha sottolineato – è un problema delicato che non riguarda solo l’Italia, ma tutti i Paesi europei. Sulla concorrenza in questo momento ci sono inoltre polemiche, in particolare per le prese di posizione del nuovo presidente francese. La nostra esperienza ci dice che non possiamo fare strappi”. Secondo il ministro Bianchi, l’ipotesi più probabile è quella della vendita diretta piuttosto che quella di una nuova gara mentre l’ipotesi di una liquidazione è “l’ultima” tra quelle sul tavolo: “Mi sembra la meno idonea in tutto quello che abbiamo fatto e pensato fino a questo momento, quindi preferisco scartarla”. Oggi Air One ha fatto sapere: se le eventuali nuove condizioni di vendita “consentiranno lo sviluppo di un piano di crescita sostenibile ci saremo”. Le stesse condizioni potrebbero far rientrare anche i russi di Aeroflot: “Se i nuovi termini ci andranno bene – dice il vicedirettore generale Lev Koshlyakov – studieremo la situazione”.
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