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(WSI) – Prova a prendermi», diceva il
protagonista di un film di
Spielberg tutto ambientato
negli aereoporti. «Prova a prendermi
» dice oggi a ogni tipo di
potere costituito l’organizzazione
sindacale più arrabbiata e meno
legalitaria d’Italia, il Sult. Un sindacato
autonomo molto forte,
che raccoglie oltre il 20% dei consensi,
specie tra hostess e steward
dell’Alitalia, ma a cui la compagnia
di bandiera sua controparte
non riconosce – come a Cgil, Cisl
e Uil – potere negoziale,dopo che
si è rifiutato di firmare il nuovo
contratto per gli assistenti di volo.
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Ecco perché steward e hostess
aderenti al Sult ieri hanno incrociato
le braccia mentre il 21 lo faranno
anche i controllori di volo,
creando nuovi disagi all’utenza e
il consueto caos negli aeroporti,
come se già non vi fossero, nei
cieli italiani, abbastanza guai.
Suona dunque inutile e pleonastica
la cartolina di precetto inviata
agli aderenti al Sult dal ministro
dei Trasporti Lunardi. Secondo
i dati del Sult, i voli cancellati
dall’Alitalia sull’intera rete a causa
dello sciopero sono stati 29 e – recita
un comunicato sindacale dai toni
del bollettino di guerra – «decine
di voli sono in forte ritardo o fermi
in attesa». L’Alitalia dice l’esatto
contrario: «Solo 11 i voli cancellati
per motivi tecnici sugli 840 totali
che nell’arco di 48 ore, sono interessati
dall’agitazione».
Ma il Sult,non contento di boicottare
il lento e faticoso processo
di ristrutturazione e ricapitalizzazione
della sfortunata compagnia
di bandiera italiana, vuole di più:
sbugiardarla e menarla in pubblico.
Arrivando a dire di «voler ringraziare
i passeggeri che hanno accolto
i nostri appelli a non mettersi
in viaggio» e che sarebbe l’azienda
«a irritare gli utenti con il suo comportamento
». Insomma, è il caso
davvero di dire: dopo il danno, la
beffa.Tra i beffati, però, non vi sono
solo utenti che nulla possono di
fronte all’arroganza di un sindacato
forse memore di origini che
affondano nella sinistra extraparlamentare
degli anni Settanta,quando
si chiamava Aquila selvaggia,
ma anche istituzioni dello Stato.
Lunardi prima cerca di precettarli,
dando ragione a Cimoli, poi
però, il giorno dello sciopero, se ne
resta zitto. L’Alitalia, cui già era
toccato in sorte di leggere, sul manifesto,
una simpatica intervista al
ministro del Welfare Maroni che
invitava Cimoli a dimettersi (Maroni
dei diritti del Sult, molto forte
in terra lùmbard,è un caloroso paladino,
mentre a Cimoli vuole ancora
far pagare il siluramento di
Bonomi),che annaspa.Infine ci sarebbe
la commissione di garanzia
degli scioperi, presieduta dal professor
Antonio Martone: aveva intimato
al Sult di non scioperare,
giudicando illegittima un’agitazione
che violava prima la tregua estiva
(27 luglio-5 settembre) e poi la
regola sulla rarefazione delle proteste
(intervallo di 10 giorni). Comminerà
le solite,inutili,sanzioni.
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