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(WSI) –
Riccardo Illy, industriale del caffè e governatore del Friuli Venezia Giulia, è l´icona vivente dell´incomunicabilità crescente tra il Nord e il centrosinistra. Pur eletto con il centrosinistra, prima delle elezioni della primavera scorsa, disse che il programma di Prodi andava riscritto da capo e i risultati elettorali negativi in quasi tutto il Nord gli diedero ragione.
Ora, mentre il presidente del Consiglio si ingaggia in prima persona per risolvere la crisi dell´ex compagnia di bandiera, lui non esita a dire che l´Alitalia, salva la carità di patria, andrebbe fatta fallire senza rimpianti, perché non può sopravvivere nel triangolo delle Bermude, il triangolo maledetto».
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L´Alitalia è lì dove misteriosamente affondavano le navi e precipitavano gli aerei, governatore Illy?
«Il nostro triangolo maledetto è qui, non ha niente di misterioso, i tre lati hanno un nome: diritto di sciopero, divieto di licenziamento e servizi in monopolio. Significa contratti più onerosi, servizi peggiori e impresa al fallimento».
Mica vorrà abolire il diritto di sciopero, governatore.
«Poiché non si può abolire il diritto di sciopero, occorre eliminare ogni forma di monopolio».
Sembra che sia quel che Prodi vuole fare.
«Per l´Alitalia Prodi non è più in tempo, è troppo tardi, bisognerebbe farla fallire, non fosse altro che per dare l´esempio a tutti, anche a quei piloti e a quegli steward intoccabili pagati ben più di quelli delle altre compagnie e alle loro organizzazioni sindacali, che continuano a ballare sul Titanic che affonda, mentre l´orchestrina suona. Cimoli ha detto che la società ha un margine operativo negativo, che più vola più perde, per cui nessun privato può metterci una lira, né può farlo lo Stato perché l´Unione europea non lo consente. La logica economica direbbe fallimento. Se non si vuole, che almeno sia l´occasione per farla finita con i monopoli, visto che l´Alitalia è il frattale di una più grande disfunzione nazionale».
Un «frattale», governatore?
«Sì, come dire l´esempio di una situazione più generale.
Lei pensa che vada meglio con le telecomunicazioni?
«Paghiamo tutti molte centinaia di euro per i nostri telefonini, ma per un servizio inadeguato. La linea cade continuamente, la rete non va. Idem per l´energia. C´è un problema cogente e gravissimo di funzionamento delle reti. I porti sono un disastro. Per non dire delle ferrovie, con una rete che risale sostanzialmente al 1800. Quanto all´Alitalia, si sono sommati errori del passato, come il mancato accordo con Klm ed Air France, e operazioni politico-clientelari, i soliti amici da sistemare».
E ora dice anche lei la lobby di Fiumicino che vuole affossare Malpensa e la Padania?
«Malpensa è un aeroporto nato vecchio, disfunzionale, senza collegamenti, praticamente fuori dal mondo, senza treni veloci, autostrade, irraggiungibile da Torino. Per di più ha la nebbia. Non funziona l´infrastruttura e non funziona neanche la gestione. Nelle ultime settimane ho fatto quattro voli in Germania e in Turchia, tutto perfetto, due voli Malpensa-Roma e Malpensa-Trieste: un disastro. Disfunzioni da Terzo mondo, anche se spiace dirlo perché ormai sembra quasi un luogo comune».
Allora il vero hub è Fiumicino, come dicono con accenti diversi Rutelli e Veltroni?
«Non ho detto questo. Quando si fa una scelta strategica, giusta o sbagliata che sia, bisogna applicarla comunque con coerenza. Questo dicono i guru della strategia e Prodi lo sa bene. Per di più, il 70 per cento del traffico si genera nell´Italia del Nord. Se qualcuno pensa di risolvere il problema spostando qualche voletto su Roma si sbaglia».
E allora come la mettiamo?
«I servizi di trasporto aereo in Europa sono liberalizzati e gli aeroporti sono quasi tutti privatizzati. Se avere uno, due, tre o cento hub non lo decide il governo, ma il mercato. Lo decidono i gestori di aeroporti più bravi e le compagnie più efficienti. Che vinca il migliore».
Governatore, siamo onesti, gli aeroporti privatizzati non è che siano molto meglio di quelli pubblici. «Sì, Fiumicino è privato, ma la gestione non è soddisfacente, perché purtroppo c´è una commistione aeroportuale-politica. Malpensa va privatizzato sul serio».
Lo sa che questa storia di Malpensa-Fiumicino ha rilanciato la questione settentrionale? Perché il centrosinistra non sa parlare al Nord? «Prodi sa meglio di chiunque altro, fin da quando era presidente dell´Iri, che il 70 per cento del Pil si produce al Nord. Il fatto è che della cosa a Palazzo Chigi e nei ministeri sono ben consapevoli, ma poi, per misteriose ragioni, vanno nella direzione opposta. C´era una fiammella di ripresa dell´economia partito dal Nord. E che fanno con la prima Finanziaria del centrosinistra? Spengono la fiammella, facendoci sopra la pipì, colpendo il morale dei ceti imprenditoriali, dei ceti medi, ma anche degli operai, dei pendolari che lavorano tutti i giorni, che non volano Alitalia, ma vanno a lavoro in treni che non arrivano mai e in autostrade che sembrano imbuti otturati».
Cacciari dice che ci vuole il Partito democratico perché la sinistra torni a parlare al Nord. «Non è vero che la sinistra non sa parlare al Nord. Letta e Bersani, per esempio, sanno farlo assai bene. Parlano. Ma poi le azioni non sono coerenti, vanno nella direzione opposta. Quanto al Partito democratico, vuol sapere una cosa?».
Certo, siamo qui per questo.
«Ai cittadini del Partito democratico, come si dice a Roma, non gliene può fregar di meno. Molti elettori del centrosinistra sono pentiti. E anche il famoso popolo delle primarie è scomparso, faccia un po´ lei…».
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