L’algerina Sonatrach punta a entrare nel mercato italiano della commercializzazione del gas. A spiegarlo è lo stesso ministro algerino per l’Energia, Chakib Khelil, parlando con la stampa italiana ad Algeri. Khelil spiega che “puntiamo a entrare direttamente in Italia con la commercializzazione del gas che porteremo nel Paese con il gasdotto Galsi”, ovvero il nuovo gasdotto che collegherà l’Algeria con l’Italia via Sardegna. Il ministro algerino sottolinea poi che Sonatrach è anche interessata a partecipare alla realizzazioni di rigassificatori nella penisola. E in questa direzione, annuncia, invierà un gruppo di esperti per studiare la situazione.
Intanto Eni punta a rafforzare la propria collaborazione con la società energetica algerina anche attraverso la possibilità di “swap”, di scambi cioè di partecipazioni in progetti comuni. Ad annunciarlo, spiegando che si tratta di un progetto ancora allo stato “embrionale”, è il rappresentante del gruppo petrolifero italiano, Vincenzo Michetti, nel corso di un incontro tra gli imprenditori italiani presenti nel paese e il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani. “Puntiamo ad aumentare la nostra presenza in Algeria e stiamo pensando anche all’ipotesi di scambi di partecipazioni in progetti anche all’estero”, aggiunge, ricordando che Eni ha in programma nel paese investimenti per 1,2 miliardi nei prossimi quattro anni.
“Siamo favorevoli a studiare questa possibilità con l’Eni”, spiega da parte sua Khelil, sottolineando comunque che “è molto difficile trovare progetti che soddisfino gli obiettivi di entrambi”. Con Eni abbiamo già collaborazioni “nello Yemen, in Mali, in nuovi progetti: credo che questo tipo di collaborazione sia più facile in progetti nuovi rispetto alle realtà già esistenti”. Nel replicare alle preoccupazioni emerse in seguito all’intesa fra Sonatrac e la russa Gazprom, raggiunta nei mesi scorsi, il ministro algerino spiega che sono “mal riposte”, tanto più che le critiche vengono da Paesi che “loro stessi hanno firmato intese con i russi”, a cominciare da Eni, che con Gazprom ha intese.
“Quando altri hanno fatto accordi con Gazprom nessuno in Europa ha detto niente, perché allora non anche Sonatrac”, chiede Khelil, sottolineando che no nesiste alcuna “Opec del gas”, ma piuttosto “preoccupazioni egoistiche a fronte di accordi che sono nell’interesse del mercato. Il nostro è un accordo fra due società – prosegue – e vogliamo lavorare in Russia e insieme a loro in altri Paesi. E poi -insiste- è difficile parlare di strangolamento in un mercato libero. Il gas algerino è competitivo rispetto a quello di altri Paesi, ha un suo mercato in Europa e – avverte- possiamo deviarlo verso gli Stati Uniti ed esportarlo lì come gas naturale liquefatto”. Preoccupazioni egoistiche o comunque dettate “dalla politica. Suez e Gaz de France – continua – volevano fare una fusione, ma hanno preso come pretesto la minaccia del nostro accordo per farlo, questa è politica – conclude – non il mercato”.