
NEW YORK (WSI) – Una delle più grandi tragedie dell’antichità, ripresa anche da più film hollywoodiani, potrebbe in realtà essere andata diversamente.
Stiamo parlando della famosa biblioteca di Alessandria andata in mille ceneri. Gli incendi che l’avrebbero devastata non sarebbero il vero motivo della sua fine, bensì i tagli imposti dagli Imperatori.
È io9 a riportare la notizia che avrebbe del sorprendente.
La biblioteca fondata nel 282 a.C, durante il regno di Tolomeo II Filadelfo, fu la più grande e ricca del mondo antico ed uno dei principali poli culturali ellenistici, attraendo studenti e studiosi da tutte le parti del mondo.
Si narra che fu bruciata da Giulio Cesare, circa 200 anni dopo, in seguito all’attacco dei romani in Egitto, altre fonti invece parlano dell’Imperatore Aurelio, che nel 272 d.C la distrusse in seguito alla battaglia contro la Regina Zenobia.
Sicuramente é stata colpita e attaccata più volte nel corso degli anni, ma quello che si viene a presupporre ora, è che i continui attacchi e la perdita di manuali preziosi e pergamene possono essere state tra le cause che hanno portato gli Imperatori, piano piano, a tagliare gli stipendi del personale e proibire agli studenti di recarsi ad Alessandria.
Senza studenti e, soprattutto, senza personale che teneva cura alle opere preziose, la biblioteca iniziò a perdere valore.
Sappiamo con certezza che la sua fine fu nel 639 d.C., quando gli Arabi presero il controllo di Alessandria, e si sa anche che le più importanti opere erano ormai sparse in giro per il mondo, in altri centri culturali, come in India o in Asia centrale.
Quello che quindi si può presupporre oggi è che la più grande biblioteca della storia non sia morta in battaglia, ma invece attraverso migliaia di piccoli tagli, durati secoli, che l’hanno fatta divenire da centro culturale mondiale all’ombra di se stessa.