Roma – Si mette sempre più male per gli Stati Uniti, con nuovi avvertimenti che sono stati lanciati dallo S&P e da Moody’s, all’indomani dell’alert diffuso dallo stesso Fondo Monetario Internazionale.
In una intervista a Reuters John Chambers, managing director di S&P, ovvero presidente della commissione sui debiti sovrani dell’agenzia di rating, ha affermato che se gli Stati Uniti non dovessero raggiungere un accordo per l’innalzamento del tetto sul debito e se il Tesoro non riuscisse a pagare gli interessi in tempo, i titoli di stato del valore di $30 miliardi con scadenza il 4 agosto sarebbero colpiti da un downgrade fino a “D”, livello di fatto che corrisponde al “selective default” e che è il più basso nella scala di rating di S&P.
A essere rivisti al ribasso sarebbero anche altri titoli di stato Usa, sebbene in modo non così drammatico. In ogni caso Chambers ha affermato che “se il governo americano non dovesse onorare il pagamento dei suoi titoli, il rating andrebbe direttamente a D – E questo accadrebbe subito dopo il 4 agosto, quando questi titoli di stato scadono”.
Le parole di Chambers però perdono il loro effetto di drammaticità nel momento in cui lo stesso afferma di ritenere che “il limite sul debito sarà alzato e il governo non cadrà in default”.
A esprimersi sul debito americano è stata anche l’agenzia di rating Moody’s, che ha affermato che potrebbe assegnare un rating nel range di Aa, ovvero entro tre notch rispetto al livello più elevato.
Intanto, nonostante secondo molti analisti e le stesse agenzie di rating alla fine l’accordo sarà raggiunto, sale il rischio paese. I cds a un anno oscillano infatti attorno ai 49,42 punti base, in deciso rialzo dal minimo di 20,81 punti base testato nel mese di aprile.