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Alert Italia, “pericolo di corto circuito rigore/crescita”

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Milano – ROMA – Il governo ha messo la fiducia in Senato sul decreto legge sulle semplificazioni fiscali. L’aula del Senato è stata sospesa per consentire alla conferenza dei capigruppo di riunirsi e definire i tempi del voto di fiducia che dovrebbe svolgersi domani. Il tutto mentre il governo nega una nuova manovra correttiva dei conti pubblici e la Corte dei Conti lancia l’allarme di un “corto circuito rigore/crescita”, sottolineando che l’aver puntato sull’aumento della pressione fiscale per riaggiustare i conti avrà “effetti recessivi”. “Prendendo a riferimento il 2013 si può calcolare – dice il presidente Luigi Giampaolino – che l’effetto recessivo indotto dissolverebbe circa la metà dei 75 miliardi di correzione netta attribuiti alla manovra di riequilibrio”.

Il governo. Grilli, in una audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha sottolineato che le due manovre estive del 2011 di Tremonti hanno portato una correzione dei conti pari al 3,4% del Pil, a cui va aggiunto l’1,6% della manovra Salva-Italia. Uno sforzo per il Paese di 5 punti complessivi. Inimmaginabile una nuova manovra, checchè ne dicano Wsj e Financial Times, anche perchè, ha insistito Grilli, “neanche il Fondo monetario la chiede”. E non ci sarà, ha aggiunto, nemmeno una patrimoniale come invece poco dopo ha suggerito il Cnel come mezzo per abbattere il debito pubblico.

Corte dei Conti. L’allarme della Corte dei Conti risuona forte: “Il pericolo di un corto circuito rigore/crescita non è dissipato nell’impianto del def 2012-2015, impegnato a definire il profilo di avvicinamento al pareggio di bilancio in un arco di tempo molto breve” dice Giampaolino, in audizione alla Camera. Per il presidente “l’urgenza del riequilibrio dei conti si è tradotta, inevitabilmente, nel ricorso al prelievo fiscale creando una pressione già fuori linea nel confronto europeo e generando le condizioni per ulteriori effetti recessivi”.

Per questo bisogna “liberare per quanto possibile risorse per aumentare gli investimenti e ridurre in misura sostanziosa il cuneo fiscale”. Per Bankitalia, invece, i “risultati del contrasto all’evasione fiscale e della razionalizzazione della spesa potranno consentire nel medio termine di ridurre le elevate aliqote di prelievo sul lavoro e sull’attività d’impresa, sostenendo la competitività economica”.

“La ristrettezza dei margini temporali, imposti dalle intese europee – spiega il presidente della Corte dei Conti – complica infatti la realizzabilità di una strategia di politica economica nella quale si compongano le esigenze di riequilibrio del bilancio con quelle della ripresa economica, affidata alle riforme strutturali”. L’obiettivo del pareggio di bilancio al 2013, infatti, “deve confrontarsi con un abbassamento, in parte inatteso, delle prospettive di crescita anche a livello internazionale”.

Le cifre. “La componente fiscale” degli interventi correttivi prevista dal Def “è altissima” e sarà superiore al 45% nel triennio 2012-2014, continua il presidente della Corte dei Conti. La componente fiscale delle correzioni sarà dell’82% nel 2012, del 70% nel 2013 e oltre il 65% nel 2014. “La pressione fiscale salirà dal 42,5% del 2011 ad oltre il 45% per l’intero triennio successivo”. Chiosa Bankitalia: “Il forte aumento della pressione fiscale deve essere temporaneo”.

Dismissioni. “L’ambito di fattibilità delle dismissioni dovrebbe essere oggetto di un sollecito ed attento esame perchè una ripresa delle politiche di dismissioni del patrimonio pubblico può risultare opportuna” sia per la riduzione del debito che per “abbattere il ricorso netto al mercato” dice Giampaolino, per il quale sarebbe necessaria “all’interno del governo una ‘sede dedicata’ supportata da una task force operativa”.

Iva. “Per quanto riguarda l’Iva va anche condotta una sorta di approfondita ‘tax review’ per riconsiderare l’inserimento dei diversi beni e servizi all’interno delle tre aliquote, anche qui in un’ottica di favorire quelli più legati alla crescita e quelli che maggiormente incidono sulle fasce sociali più deboli”.

Bankitalia. “I rischi connessi con il perdurare delle tensioni sui mercati del debito sovrano restano elevati. Richiedono di perseverare nelle politiche di risanamento dei conti pubblici, di avanzare nelle riforme a sostegno della crescita, di contribuire al rafforzamento degli strumenti per la stabilità finanziaria a livello europeo e globale” commenta il vice direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi davanti le commissioni Bilancio di Camera e Senato, a Montecitorio. Per il futuro, però, il quadro è tutt’altro che positivo: “Le proiezioni del def di una ripresa dell’occupazione e della spesa delle famiglie nella media del 2013 potrebbero rivelarsi ottimistiche, in considerazione sia dei ritardi con cui le condizioni cicliche si riflettono sul mercato del lavoro sia dell’eventuale desiderio delle famiglie di aumentare la componente precauzionale del risparmio in una fase di congiuntura avversa” continua Rossi.

“Se i risparmi conseguiti attraverso la spending review – spiega Rossi – fossero destinati alla riduzione delle imposte, la crescita economica ne beneficerebbe significativamente: mantenendo contemporaneamente in pareggio il bilancio, la pressione fiscale potrebbe ridursi nel periodo 2014-2016 di oltre 3 punti percentuali rispetto al livello atteso per il 2013, riportandosi a un meno penalizzante 42% appena sotto il livello del 2010. Rimarrebbe verosimilmente un divario rispetto alla media degli altri paesi dell’area dell’euro, che nel 2010 era inferiore al 40%”.

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