
Roma – Nuovi record storici da quando è stato introdotto l’euro e in tutta l’Eurozona per i rendimenti dei bond greci a due e a dieci anni. L’impennata è arrivata in realtà poco prima dell’asta da 1,625 miliardi di euro lanciata da Atene sui titoli di stato a scadenza a 13 settimane: i bond sono stati venduti a rendimenti pari al 4,10%, in rialzo rispetto al 3,85% dell’asta precedente dello scorso 15 febbraio. Il rapporto tra domanda e offerta è stato pari a 3,45 volte l’ammontare dei bond offerti, in calo però rispetto al rapporto precedente di 5,08.
La tensione rimane altissima. Già prima dell’asta, gli speculatori si erano fatti avanti, continuando a scommettere sull’incapacità della Grecia di rifinanziarsi sui mercati a rendimenti elevati e dunque sulla necessità del paese di ricorrere alla ristrutturazione.
I rendimenti dei titoli a dieci anni sono balzati così fino al 14,65%, al record dalla nascita dell’euro, per poi attestarsi al 14,59%. Peggio per i rendimenti dei titoli di stato a due anni, che sono saliti fino al 20,53%, al massimo dall’introduzione dell’euro, per poi rimanere sempre in crescita – di 11 punti base – al 20,45%.
Da far accapponare la pelle lo spread tra i rendimenti dei titoli a dieci anni greci e quelli tedeschi, che è balzato a 1.136 punti base, ovvero al massimo dal 1998, da quando Bloomberg ha iniziato a raccogliere i dati. Ormai si parla di caduta della Grecia negli abissi.
Il quadro rimane decisamente pesante: lo stesso Otto Fricke, portavoce della coalzione Free Democratic della cancelliera tedesca Angela Merkel, ha dichiarato in un’intervista che la Grecia potrebbe non farcela ad arrivare all’estate. Tuttavia Holger Schmieding, responsabile economista presso Joh. Berenger Gossler & Co, ha scritto in una nota che questi commenti indicano “una perdita di pazienza” e che si possono tradurre “in una catena a reazione stile Lehman fino a un potenziale default della Grecia”.