
New York – C’è qualcosa che manca in questa cosa che noi stiamo chiamando una ripresa. Nella maggior parte degli Stati Uniti questa non viene percepita come una ripresa e questo per un buona motivo: i posti di lavoro non ci sono. Anche se per alcuni gruppi di lavoratori si tratta sicuramente di un recupero e anche molto di più. Tutto questo fa emergere un problema ancora più grande.
Oggi nella nostra newsletter estiva esaminiamo quali sono le tendenze in materia di occupazione, nonché dobbiamo prendere atto del fatto che non potremo pagare a tutti i diritti futuri che sono stati promessi. Si tratta di una breve lettera ma che spero possa stimolare qualche riflessione.
La scorsa primavera ho accennato al fatto che stavo lavorando ad un libro sul mercato del lavoro con Bill Dunkelberg, il capo economista della Federazione Nazionale delle Imprese indipendenti. Speriamo che possa uscire quest’autunno. Nel processo di ricerca per approfondire l’argomento ho iniziato ad esaminare alcuni nuovi grafici sulle tendenze occupazionali che indicano che probabilmente siamo in un passaggio generazionale, guidato sia dalla demografia che dalla tecnologia. E anche se alla fine questo sarà in definitiva positivo, la transizione sarà molto più difficile per alcuni gruppi di lavoratori rispetto ad altri. Nei prossimi mesi ci prenderemo un po’ di tempo per esplorare queste nuove tendenze ma vorrei rapidamente e fin da subito tracciare alcune aree di discussione.
In primo luogo stiamo attraversando un cambiamento tecnologico nel mondo del lavoro non dissimile da quello della Rivoluzione Industriale. Le mie recenti discussioni con il Dr. Woody Brock mi hanno fornito alcuni elementi. Nel 1850 il maggior numero di lavoratori negli Stati Uniti era nelle aziende agricole. Nel 1900 il maggior numero di lavoratori era nel settore del lavoro domestico. (I dati segnalano che la Gran Bretagna nel 1900 aveva per ogni famiglia il doppio dei lavoratori domestici rispetto agli Stati Uniti ed in Germania erano il 50% in più.)
“Nella maggior parte dei paesi europei il numero di persone retribuite che lavoravano come domestici era drammaticamente cresciuto nel tardo 19°. Gli Stati Uniti hanno vissuto una situazione simile che poi è continuata fino agli inizi del 1900 e questo è stato in gran parte possibile grazie al crescente numero di famiglie del ceto medio e alto che volevano e potevano permettersi un aiuto in famiglia. L’arrivo poi di un gran numero di immigrati non qualificati che non potevano trovare altra forma di occupazione ha contribuito alla crescita del dato.” (Britannica online)
Nel 1870 a Chicago una famiglia su cinque aveva dei lavoratori domestici e queste rappresentavano il 60 per cento delle donne che aveva un salario in città. Nel corso del successivo mezzo secolo l’attività domestica ha rappresentato la principale occupazione delle donne sia Chicago che nella nazione.
Che cosa ha causato il passaggio dall’agricoltura? Questo è stato in parte guidato dalla tecnologia. L’agricoltura è diventata molto più produttiva con l’introduzione e il miglioramento della mietitrice McCormick, dei nuovi modelli di aratro, ecc, insieme con la diffusione delle ferrovie che hanno trasmesso i benefici delle città in modo rapido ed economico.
Mentre i prezzi dei prodotti agricoli sono scesi, le aziende più piccole sono diventate meno redditizie e il lavoro si è spostato dalla campagna alla città. In genere gli uomini diventarono degli operai, invece le donne e i migranti si inserivano nel lavoro domestico. Nel 1900 c’erano poche apparecchiature che permettevano di risparmiare tempo. Il cibo doveva essere preparato da zero tutti i giorni. Cucinare, pulire, lavare, cucire, curare i figli, ecc. di fatto forniva una giornata molto piena di lavoro. La crescita della classe media in Europa e negli Stati Uniti richiedeva un aiuto domestico.
Un diploma di laurea non basta
Mentre una persona con una formazione universitaria ha chiaramente un vantaggio rispetto a chi ha solo un diploma di scuola superiore o anche meno, questo non è comunque un elemento di garanzia. Il Centro Georgetown sull’istruzione e sulla forza lavoro la scorsa settimana ha pubblicato uno studio che ha evidenziato i problemi.
“Come nel Washington Post Dylan Matthews ha sottolineato la relazione di Georgetown erroneamente mette insieme, non facendo alcun distinguo, coloro che avevano il vecchio diploma di laurea con i lavoratori che hanno un master, un dottorato o una laurea specialistica. E in accordo con i dati che Matthews cita dell’Istituto di politica economica, tra il 2007 e il 2011, il 98,3 per cento dei posti di lavoro che sono arrivati a quel gruppo combinato di lavoratori sono andati ai possessori di una laurea specialistica. In questo periodo sembra proprio che siamo davvero solo in una economia di laureati.” (The Atlantic)
Ciò che semplicemente ora vediamo è che un diploma di laurea non è più un biglietto d’ingresso, come lo era quando io ero giovane. Nel New York Times l’Associated Press cita:
“L’anno scorso circa 1,5 milioni pari al 53,6 per cento dei laureati sotto i 25 anno erano disoccupati o sottoccupati, questa è la percentuale più alta degli ultimi 11 anni. Nel 2000 il dato era ad un minimo del 41 per cento prima che le dot-com cancellassero i posti di lavoro dei laureati che si erano creati nel settore delle telecomunicazioni e in quello dell’IT.
“Con la caduta dell’occupazione i giovani laureati hanno coperto posti di lavoro che richiedevano solo un diploma di scuola superiore o anche meno.
“L’anno scorso era molto più probabile essere impiegati come camerieri, cameriere, baristi e aiutanti nei fast-food che come ingegneri, fisici, chimici e matematici (100.000 contro 90.000). Ci sono stati più posti di lavoro negli uffici, come centralinista o addetto paghe che in tutti i lavori professionali nel settore dei computer (163.000 contro 100.000). E molte altre persone sono state anche impiegate come cassiere, impiegati nei negozi al dettaglio e nel servizio di supporto ai clienti rispetto alle richieste di ingegneri (125.000 contro 80.000).
“Secondo le proiezioni del governo che sono state pubblicate lo scorso mese, solo in tre delle 30 professioni con il maggior numero di posti di lavoro previsti entro il 2020 sarà necessario un diploma di laurea o un livello ancora superiore per poter ricoprire la posizione – insegnanti, professori universitari e commercialisti. La maggior parte dei nuovi posti di lavoro arriveranno dal settore delle vendite al dettaglio, dai fastfood e dal trasporto via camion, posti di lavoro che non possono essere facilmente sostituiti dai computer”.
I Boomers stanno rompendo il patto
Ieri stavo parlando con mio figlio più giovane, Trey. L’anno scorso gli ho dato la mia “vecchia” auto e fino ad ora ha percorso circa 90.000 miglia. Ha detto che ha bisogno di sostituire il motorino d’avviamento. Questo mi riportato alla mente un viaggio che feci quando ero bambino e gli ho raccontato di come abbiamo sostituito delle candele. Gli ho spiegato che cosa è un calibro e poi ho continuato nel dettaglio del resto della storia. Dopo circa cinque minuti ha sottolineato che quella riparazione doveva essere stata costosa. Gli risposi :”No, abbiamo imparato a farlo da soli”. Tutti potevano farlo. Faceva parte del rituale avere una macchina e poi ripararla. Le prime volte mi ha aiutato tuo nonno, ma poi ho fatto sempre da solo.”
Oggi non potrei più aiutare Trey nel sostituire il motorino d’avviamento della sua auto, anche supponendo che riesca a trovarlo sarebbe come riuscire a risolvere un problema sul mio computer.
Quando ero giovane una vettura con 90.000 miglia era considerata piuttosto vecchia e bisognava costantemente riparla o sostituire i vari pezzi. Oggi con 90 mila miglia la vettura è ancora nuova. Le auto non si consumano più come una volta.
E a quanto pare lo stesso si può dire per la generazione dei baby boomers. In passato quando ci si avvicinava ai 65 anni si cominciava a pensare ad andare in pensione. Oggi molte persone non sono più pronte ad “appendere i loro speroni.”
Si noti che il numero di occupati a 55 anni è aumentato più o meno costantemente da prima dell’inizio della Grande Recessione ed è aumentato di oltre 4 milioni, mentre il numero di posti di lavoro complessivi è sceso di 8 milioni ed è ancora sotto di oltre 4 milioni.
Dalla fine della recessione il numero di posti di lavoro è cresciuto di meno di 3 milioni, i quali sono stati occupati dalla categoria di quelli che hanno 55 e più anni! E così un po’ di Boomers hanno preso una “quota di mercato” di coloro che sono più giovani.
Il “patto” con le precedenti generazioni più anziane si basava sul fatto di lasciare e mettere a disposizione il posto alla generazione successiva. I Boomers stanno rompendo questo patto. Non solo stiamo lavorando più a lungo, ma abbiamo intenzione di continuare a lavorare fino a quando ci sentiamo e abbiamo voglia di farlo per poi vivere fino in tarda età e beneficiare di tutte quelle prestazioni pensionistiche di cui abbiamo diritto. Compirò 63 anni tra un mese o giù di lì e non ho alcuna intenzione di rallentare. Anche se alcuni dei miei colleghi stanno pensando di andare in pensione.
Mentre il tasso di disoccupazione è abbastanza basso anche per chi ha 35 o più anni, i lavoratori più giovani soffrono maggiormente e questo spiega in parte la sottoccupazione evidenziata precedentemente. Per quanto possa ricordare quando avevo 20 anni si accettava il primo lavoro che si trovava e poi ci si guardava intorno cercando un qualcosa di meglio. Ma le bollette le riuscivi a pagare.
Proprio come è successo nell’era industriale dove l’occupazione si spostava dalle campagne alla città ora sembra esserci una fase di una nuova transizione. Ho sempre detto ai miei figli che era necessario avere una formazione universitaria. Come potete vedere li ho ingannati. Mentre l’istruzione è importante adesso è necessario avere delle caratteristiche di cui il datore di lavoro ha bisogno, una laurea non basta. E questo è uno dei motivi per cui i Boomers, hanno avuto il tempo di sviluppare delle competenze ed ora si stanno prendendo una quota di mercato dei posti di lavoro.
Due lavoratori per ogni beneficiario della Social Security
Approfondiremo tutto questo nelle prossime lettere, ma prima di chiudere vorrei brevemente riportarvi quello che Shedlock Mish ha sottolineato nel suo blog un paio di settimane fa:
A partire dal giugno 2012 la forza lavoro complessiva era pari a 155.163.000.
A partire dal giugno 2012 c’erano nel settore privato 111.145.000 mila lavoratori dipendenti.
A partire dal giugno 2012 c’erano 56.174.538 richieste di una qualche forma di Social Security o di invalidità.
Il rapporto tra i beneficiari della Social Security e i dipendenti privati ha così superato la soglia del 50% (50,54%).
Pensate a questa cosa per un attimo. C’è ora un numero di persone che sta utilizzando una qualche forma di Social Security che è pari alla metà dei lavoratori del settore privato che stanno pagando la Social Security. E la tendenza è in crescita. Questo è insostenibile. E risolvere il problema della Social Security è la parte più “facile” del dibattito sul bilancio. L’assistenza sanitaria è molto più difficile.
Leggiamo che una famiglia su otto riceve dei buoni pasto e che oltre il 50% delle famiglie statunitensi beneficia ogni mese di una qualche forma di sostegno del reddito da parte del governo, mentre la percentuale dei lavoratori nel privato sta diminuendo. C’è un limite rispetto a quanto ci si può aspettare dal settore privato e si può contare fino ad un certo punto su quei settori che stanno ancora crescendo. Ma questo è un argomento per un’altra lettera.
Carlsbad, Palo Alto, Chicago e Atlanta
Martedì 11 settembre alle 13:00 farò la mia prima “Fireside Chat” con Barry Ritholtz. Questo webinar sarà ospitato dai miei amici di Investments Altegris e sarà a disposizione degli investitori accreditati e dei professionisti finanziari. Se siete già registrati in Mauldin Circle (e siete negli Stati Uniti) riceverete quanto prima un invito per parteciparvi. Se non lo avete ricevuto vi invito ad andare su www.mauldincircle.com e registrarvi, in modo da poter sentire Barry e me discutere sulle ultime notizie e sul tema delle elezioni e quale impatto queste cose avere sugli investitori.
Sarò a Chicago il 19 settembre per partecipare al Financial Forum Network RDA Investor. Il Forum si terrà al Marriott Chicago Oak Brook. L’evento è sponsorizzato da Steve Blumenthal e dai miei amici di CMG. (E complimenti a Steve per il suo matrimonio del mese scorso!) Se si desidera partecipare inviate una e-mail a Linda Cianci (Linda@cmgwealth.com).
Parlerò al summit di Casey a Carlsbad in California che si terrà dal 7 al 9 settembre. Dal 12 al 13 settembre sarò a Palo Alto ad una conferenza dedicata agli investimenti sponsorizzata nuovamente da Altegris Investments.
E’ il momento di premere il pulsante di invio. Penso di avere di fronte a me un pigro weekend, con amici, buon cibo e grandi chiacchierate. Spero che vi stiate godendo l’estate!