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Alert clima: ormai i pruni fioriscono in ottobre e non a primavera

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Roma – Se io definissi inquietanti, preoccupanti, di più, spaventose le illustrazioni di questa pagina probabilmente restereste fortemente perplessi. Quali motivi di inquietudine possono esserci in tranquille immagini primaverili di pruni in fiore? Molti se a esse si aggiunge il fatto che queste fotografie sono state fatte in ottobre.

Inoltre per voi sono dei pruni qualsiasi, per me no. Sono i miei pruni, quelli che l’estate prossima avrebbero dovuto produrre le prugne che avrei mangiato. Questi infatti sono i fiori che avrebbero dovuto sbocciare la prossima primavera e trasformarsi in frutti durante l’estate. Sbocciati adesso, non allegheranno e anche se lo facessero sarebbero presto distrutti dal freddo che sta per giungere. Niente prugne dunque per me l’anno prossimo.

Non sono l’unico a cui capitano cose strane: a Montevecchia, in Brianza, quest’anno la vendemmia l’hanno fatta in agosto. E in molte altre parti d’Italia so che accadono cose che non dovrebbero accadere. Né del resto è una novità. Nel 2005 una mia corrispondente frutticultrice che vive in Trentino mi scriveva: “Anche da noi, pur trovandoci in un parco naturale, dove pertanto dovrebbe esserci un buon equilibrio nella popolazione faunistica, ci sono delle stranezze da alcuni anni. Uccelli che non migrano più, uccelli d’alta quota che scendono a cercare cibo… insomma un gran brutto segnale, a mio avviso”.

Mi aspetto che a questo punto il solito signor Rossi dirà: vabbè, passi per gli uccelli, di cui in fondo non vedo perché dovrei preoccuparmi, ma le prugne, che problema c’è? Se il tuo albero non le dà vai al supermercato. Il supermercato, che per tutti i ‘Signor Rossi’ di questo mondo è una sorta di cornucopia della fortuna, in cui il cibo appare come dal nulla. Vano notare che questo ‘nulla’ è in realtà un luogo in carne e ossa, perché è un luogo con cui il signor Rossi non ha nulla a che fare, un luogo spesso lontanissimo da lui, un’astrazione da cui egli può ben prescindere. E questo non è un dettaglio trascurabile.

Ora, lavoriamo un po’ di fantasia e viaggiamo fino all’estate prossima. Ecco il signor Rossi davanti al banco della frutta nel suo solito supermercato. “Eccole le prugne”, mi dice soddisfatto. I pruni fioriti a ottobre non erano dunque una così gran tragedia, e questa, per lui, ne è la prova. “Chissà da dove vengono”, commento io, “e chissà quanto costeranno…”. “Ma no!”, interrompe lui, “guardi qui, costano un’inezia, anche meno dell’anno scorso”. “Mi lasci finire: chissà quanto costeranno… alla Terra”. “Alla Terra?”, domanda lui, perplesso e anche un po’ imbarazzato. “Ma sì: al pianeta, agli ecosistemi, alla biosfera”. Si guarda intorno per esser certo che nessuno abbia sentito: non si fa bella figura a intrattenersi con uno svitato che dice cose strane. Mi saluta e va via.

Poco dopo eccolo in strada sotto il sole di giugno che scotta come l’anno scorso scottava quello di luglio. Il prezzo delle prugne è più basso e il sole è più caldo. Non gli viene in mente che fra le due cose possa esserci una relazione. Andando via passa accanto a un’edicola, dà un’occhiata frettolosa ai titoli di prima pagina dei quotidiani esposti. Uno o due parlano di nuovi allarmi degli scienziati per le variazioni climatiche, ma come al solito in articoletti poco appariscenti nelle pagine interne. Il signor Rossi non li vede, il signor Rossi passa oltre, con le sue prugne in mano.

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