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(WSI) – La conferma è giunta solo il 12 ottobre ma da diversi giorni l’ex vicepresidente degli Stati Uniti d’America Al Gore e il Comitato per i cambiamenti climatici dell’Onu erano i maggiori candidati all’assegnazione del Premio Nobel per la pace. Una bella notizia che mette ancora più in risalto la gravità del problema clima per l’ambiente: è ormai una questione vitale per il pianeta e non solo un fattore economico, individuare e sfruttare le fonti di energia rinnovabile ed inesauribile. La forte preoccupazione derivante dal “global warming” e i rischi legati all’utilizzo del solo petrolio ( giunto tra l’altro a 86 dollari al barile , sempre più vicino alla soglia dei 100 dollari) come fonte energetica hanno spinto verso l’alto le quotazioni degli indici tematici specializzati in energie alternative, fruibili in Italia attraverso i certificati.
Negli ultimi due mesi, nonostante la persistente debolezza mostrata dal dollaro, gli indici tematici legati all’energia solare ( Abn Amro Solar Energy e il World Solar Energy di Societè Gènèrale) sono balzati del 15% al netto del cambio, l’Abn Amro Wind , specializzato nell’energia eolica si è apprezzato del 30% , così come l’indice più ampio dedicato alle energie rinnovabili. Performance che si sommano ai già ottimi rialzi dei mesi precedenti e che portano così il bilancio annuale al di sopra del 60% per quasi tutti gli indici tematici legati alle nuove fonti di energia. Numeri importanti, replicati al centesimo dai numerosi certificati benchmark quotati sul listino SeDeX: dall’acqua all’energia eolica, dal sole alle biomasse , senza trascurare tre diversi indici globali più generalisti (sebbene siano sempre legati al comparto delle nuove energie). E per chi non volesse rischiare di salire sul treno a corsa finita, diversi Protection quotati in Italia e in Lussemburgo. Le opportunità per partecipare ai trend potenzialmente più redditizi dei prossimi anni non mancano guardando nel segmento dei certificates: e scendendo nel dettaglio della composizione degli indici sottostanti ai vari certificati, si scoprono interessanti e sorprendenti realtà cinesi impegnate nella produzione di energia geotermica ( vedi la Harbin Power) che hanno più che triplicato il proprio valore in pochissimi mesi.
E se fa scalpore un titolo cinese che triplica il proprio valore, quali parole si possono trovare per definire ciò che sta accadendo da inizio anno sui tre principali indici del Paese: i locali Shanghai e Shenzehn Shares A e B e l’Hang Seng China di Hong Kong non conoscono pause e continuano a segnare record su record. Nella prima seduta della settimana, l’indice di Shanghai ha segnato un progresso dell’1,28% dopo il +4,05% della scorsa ottava ( +7% per il relativo certificato quotato) , quello di Shenzehn si è fermato a ridosso della parità ma l’Hang Seng China ha incrementato il proprio valore di 2600 punti in soli sei giorni , passando dai 17130 ai 19750 punti ( +15,2%). A proposito di questo indice e di benchmark, ricorderete quanto scrivevamo solo 10 giorni fa a proposito del Reflex Short sull’indice cinese: oscillazioni giornaliere del 180% e concetto di benchmark ( sebbene tecnicamente inverso) che si andava a far friggere grazie ad una leva giunta a livelli esorbitanti. Ebbene Borsa Italia , con avviso di Borsa del 12 ottobre, ha stabilito che dal 15 ottobre i due Reflex Short sull’Hang Seng China dovranno intendersi segmentati come Covered Warrant Plain Vanilla, anziché come Benchmark certificates. Un passo avanti che però crea una confusione maggiore: ora lo stesso strumento verrà classificato in maniere diametralmente opposte a seconda del sottostante. E questo almeno fino a quando un altro indice non deciderà di impazzire, come successo a quello cinese.
L’ultima trovata in fatto di certificati cinesi arriva dall’Olanda:un Protection Certificate per investire senza rischi sull’Hang Seng China Enterprises è in collocamento fino a fine mese. Il certificato,che verrà emesso da Abn Amro il 29 ottobre 2007, rimborserà a scadenza ( dopo tre anni) il capitale iniziale eventualmente maggiorato del 40% del rialzo dell’indice: in pratica si lascia sul terreno più della metà del guadagno derivante dall’eventuale crescita per garantirsi la protezione totale del capitale.
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