Diamo il via da oggi a un accordo con Il Foglio, il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara. Gli editoriali ripubblicati da WallStreetItalia saranno quasi sempre di tema economico-finanziario. Buona lettura.
Sul vecchio slogan “quel che fa bene per la Fiat fa bene all’Italia” si è anche è costruito un establishment un po’ soffocante e in questi giorni se ne sono visti i segni per come è stata trattata la crisi della società torinese da tanta parte della stampa.
Ma nel motto indubbiamente autoreferenziale c’era e c’è anche un grano di verità. Certo la crescita italiana si è oggi basata sulle medie imprese e non su quelle grandissime. Quindi serve molto favorire lo sviluppo delle aziende minori magari fino a farle divenire grandi gruppi per ridare fiato alla nostra economia. E lo scetticismo della Fiat sulla rimozione di vincoli legislativi e sindacali che interessano soprattutto piccole e medie industrie non l’ha aiutata a conquistare simpatie tra il popolo dell’Iva. Insomma qualche caduta nell’arroganza c’è stata.
Così, ad esempio, alcune prediche sulla libertà d’informazione: in realtà, se la stampa fosse stata veramente più libera avrebbe aiutato anche la casa torinese a evitare certi errori. Però è utile e necessario pensare oggi a qualcosa per evitare che l’accumulazione di tecnologia e la garanzia per l’occupazione di tanti lavoratori che la Fiat rappresenta non vengano travolte dagli errori di marketing sulla Stilo. Magari rovesciando la logica del vecchio motto e cercando qualcosa che “facendo bene all’Italia faccia bene alla Fiat”.
Affrontare il problema dell’inquinamento e dell’obsolescenza dei mezzi pubblici delle grandi città è importante, e se accelerare il ricambio degli autobus può essere buono anche per la Fiat, tanto meglio. Per stimolare la ripresa serve dare incentivi alla domanda soprattutto di beni durevoli, che hanno effetti anticiclici. Vale per le automobili, naturalmente, ma anche per gli elettrodomestici.
Inoltre, sul piano sociale, bisogna razionalizzare il sistema di protezione dalle situazioni di crisi. L’attuale è del 1975, e non funziona sebbene abbia le firme autorevoli di Gianni Agnelli e di Luciano Lama. Anche qui si può innovare per migliorare la condizione dei lavoratori italiani e quindi dei dipendenti Fiat.
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