Società

Agguato a Belpietro: sparatoria con la scorta, caccia all’uomo

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L’agguato di cui e’ stato fatto segno ricorda al direttore di Libero Maurizio Belpietro, quelli degli anni ’70. La vicenda che gli torna alla mente di piu’ – dice – risale agli albori degli anni di piombo ‘prima dell’omicidio di Calabresi, quando un militante extraparlamentare di sinistra aspetto’ nell’androne di casa un esponente dell’Msi’.

“Sto bene, sono tranquillo. Io sono una persona tranquilla e serena, certo, da ieri un po’ meno”: il direttore di Libero Maurizio Belpietro, è tornato così a parlare dopo l’agguato subito ieri sera a Milano. Belpietro ha ripercorso la vicenda e ha ribadito che il suo caposcorta gli ha salvato la vita rischiando la sua, visto che l’ aggressore gli ha puntato addosso la pistola, che poi si è inceppata.

Dopo quello che è accaduto però, Belpietro non ha intenzione di modificare il suo lavoro. “Non cambio il mio lavoro. Non l’ho cambiato neanche stamattina – ha spiegato -. Ho fatto le cose che faccio sempre, il mio programma tv, la riunione di redazione e oggi pomeriggio scriverò per raccontare cosa è successo e cosa penso”. Ha però ammesso che “ora c’é più preoccupazione. Io – ha spiegato – sono un semplice cronista che fa il suo lavoro, ma sono preoccupato per la mia famiglia”. Ora la scorta di Belpietro è stata rafforzata. “Ho visto qualche persona in più – ha confermato – e ho ricevuto tanti messaggi di solidarietà da tutte le parti politiche e moltissimi dai lettori”.

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Un uomo armato di una pistola è stato sorpreso nella tarda serata di ieri, intorno alle 22.45, dal capo della scorta di Maurizio Belpietro che aveva appena accompagnato il direttore di “Libero” all’uscio di casa, in un condominio nel centro di Milano, in via Monti di Pietà. Sorpreso sulle scale, l’uomo, alto circa un metro e 80, sui 40 anni, ha puntato l’arma verso l’agente, che è riuscito a ripararsi dietro una colonna del pianerottolo e ha sparato prima due colpi a scopo intimidatorio, poi un terzo.

L’uomo, corpulento ma molto agile, è riuscito a fuggire scendendo all’impazzata tutti i piani delle scale e, pur inseguito dal poliziotto armato di pistola, è riuscito a fuggire anche grazie al fatto che il condomimio ha diverse uscite. Sul posto non sono state trovate tracce di sangue. Sulla vicenda indagano la digos e la squadra mobile della questure di Milano.

«Non so che dire, la sensazione è che quella persona stesse aspettando il mio ritorno a casa – dice Belpietro, sotto scorta da otto anni – E se il mio caposcorta avesse preso l’ascensore per scendere, e non le scale, non so come sarebbe andata. Il mio caposcorta mi aveva accompagnato all’uscio di casa come al solito. Ci siamo salutati, ma lui poi mi ha spiegato che, invece di prendere l’ascensore, ha preferito scendere le scale per fumarsi una sigaretta.

Sulla rampa tra il quinto e il quarto piano, pochi gradini sotto il mio pianerottolo, si è imbattuto in questa persona che pare indossasse una camicia simile a quella usata dai militari della Guardia di finanza, ma su pantaloni di una tuta. Questo signore, senza pronunciare una parola, ha puntato l’arma sul poliziotto, ma il grilletto si è inceppato. Il mio caposcorta ha fatto fuoco e lo sconosciuto è scappato. Io ero già entrato in casa, ma non avevo ancora chiuso la porta. Appena ho sentito uno sparo, seguito da altri due ho subito capito che stava accadendo qualcosa di grave.

Mi sono girato di scatto e ho visto il poliziotto prima ripararsi dietro a un angolo e poi partire all’inseguimento di quel malvivente. Certo che se avessero bussato alla mia porta, poco dopo che mi avevano accompagnato, avrei aperto e non so come sarebbe andata a finire. Non chiudo mai la porta a chiave ma solo con lo scatto della serratura. E se avesse suonato, vedendo la casacca della Guardia di Finanza dallo spioncino, avrei aperto senza nulla sospettare».