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(WSI) –
Sul Corriere della Sera, ieri Michele Salvati ha sostenuto che la tesi del ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa per cui prima bisogna ridurre le spese e poi si possono ridurre le tasse è conciliabile con quella di Walter Veltroni e Francesco Rutelli che partono dal lato opposto: anche la riduzione delle imposte è una priorità. Per esemplificare, Salvati attribuisce alla posizione di Veltroni e Rutelli un atteggiamento quasi alla Reagan, secondo cui “bisogna affamare la bestia”, cioè tagliare le entrate al lupo fiscale che non è mai sazio. “Affamare la bestia” diventa così cercare di ridurre le spese un po’ di più di quel che vorrebbe fare TPS: tenendo presente che ciò serve non solo per contenere il deficit, ma anche a creare gli spazi per le progettate riduzioni fiscali.
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In questo modo però si rischia di trasformare in un affare tecnico una grossa questione di idee – una visione del mondo – che a sinistra chi si limita a sostenere lo stato del benessere redistributivo di solito non affronta (e Salvati non appartiene a quella sinistra). In verità, “affamare la bestia” serve a combattere un modello di stato sociale senza confini, fatto di bisogni che hanno come solo limite l’impossibilità di prendere altro denaro dai cittadini.
Per la teoria dello stato sussidiario al mercato – propria delle economie liberali – vi è invece un limite alla pressione fiscale nell’entità e nella struttura, perché esiste un confine al ruolo dello stato. Lo stato del benessere va contenuto nell’entità e negli effetti redistributivi, che vanno indirizzati solo ai meno favoriti. Anche la riduzione delle imposte implica scelte di visione. Se le imposte sono il prezzo dei servizi pubblici, occorre diminuire la progressività nelle imposte dirette.
Per esempio, non si deve adottare per gli immobili un catasto basato sul valore patrimoniale, ma sul reddito che se ne ricava in natura o denaro. E non si deve attuare una presunta armonizzazione delle rendite finanziarie, che genera un eccesso di pressione sui dividendi e sui proventi a reddito fisso di titoli soggetti a deprezzamento monetario. Per altro ciò è contenuto nella manovra finanziaria in corso. E perciò qui non si tratta solo di ridurre le imposte, ma innanzitutto di evitare di aumentarle.
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