NEW YORK (WSI) – Sei mesi dopo la scomparsa dell’aereo Malaysia Airlines – l’otto marzo – con 239 persone a bordo non c’è ancora traccia del volo MH370 e, con 1.000 possibili rotte ancora da passare al setaccio, le squadre di Australia e Malaysia si preparano a riprendere le ricerche il 22 settembre. Le operazioni riprenderanno con il varo della sonda sottomarina Go Phoenix, munita di un sofisticato sonar capace di generare immagini ad altissima qualità dei fondali oceanici.
Nonostante l’aiuto dell’alta tecnologia, tuttavia, il responsabile dell’Ufficio australiano per la sicurezza dei trasporti (Atsb), Martin Dolan, non sembra essere ottimista: la sfida che la Atsb ha davanti a sé «intimidisce», ha detto al quotidiano britannico The Independent e non ha voluto fare promesse, ammettendo solo che la situazione è «senza precedenti».
La prossima fase delle ricerche potrebbe costare circa 37 milioni di euro e potrebbe durare un anno. «Non voglio creare false speranze», ha commentato Dolan: «Ma non voglio neanche che (i famigliari) perdano tutte le speranze perché pensiamo che ci sia una prospettiva ragionevole. Il fatto è che non abbiamo nessuna garanzia». Finora, ha spiegato Dolan, è emerso un «quadro ragionevolmente chiaro» della traiettoria finale dell’aereo, anche se – ha sottolineato – ci sono ancora 1.000 possibili rotte che potrebbe aver preso.