Economia

ADINOLFI FORMATO LAS VEGAS

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(9Colonne) – Las Vegas, 9 lug – “Una delle più straordinarie avventure della mia vita si è chiusa con onore pochi minuti fa, con un asso in mano, due nel flop e un kicker troppo basso (nove contro dieci del mio avversario). L’all in con tris d’assi era obbligato, il problema è che il quarto asso l’aveva in mano il mio avversario. Stretta di mano e sipario”. Lo scrive sul suo blog Mario Adinolfi, uno dei blogger più popolari d’Italia, giornalista, autore e conduttore di programmi radiofonici e televisivi, opinionista de La7, un cattolico molto impegnato in politica (tra i leader degli “under 40” per il Partito democratico). Adinolfi è stato uno dei pochi italiani a partecipare alle World Series of Poker in corso a Las Vegas. “Sulle cinquantacinque diverse discipline pokeristiche previste da queste meravigliose olimpiadi del tavolo verde – scrive – , ne ho affrontate quattro. Negli shootout di texana limit (gli altri eventi che ho giocato erano tutti “no limit”) sono uscito come terzultimo di tavolo, sfiorando la finalissima che mi avrebbe mandato “in the money” e issandomi fino al posto di trecentesimo posto di pokerista mondiale di specialità. Per essere la mia prima volta, chiudo con orgoglio. Alle Wsop del 2008 andrò per centrare un tavolo finale e prima o poi spero di centrare un Bracelet (l’equivalente della medaglia d’oro olimpica). Per ora, mi sono fatto le ossa”. Ma cosa ha imparato Adinolfi a Las Vegas? “Che il business del poker ha una valenza economica sconfinata; che Las Vegas somiglia al paradiso e all’inferno insieme, ma molto più al paradiso; che per i disabili e i fisicamente handicappati il poker rappresenta un modo di emergere, infatti eccellono e vengono trattati con grande rispetto; che i fotografi ufficiali delle Wsop sono bravissimi; che Cristian Blanco, un giornalista romano che ha mollato tutto per fare il professionista dopo aver vinto trecentottantamila euro a un evento dell’European Poker Tour, ha una fortuna mai vista ed è di una simpatia unica; che difendere la maglia azzurra provoca comunque una qualche emozione”.