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(WSI) – Subito dopo la Grande Guerra, John Maynard Keynes decise di sfruttare le proprie «superiori conoscenze» sulle monete investendo i risparmi dei suoi amici di Bloomsbury. Perse tutto, anche i soldi di Virginia Woolf. Ma se esiste, il giovane che darà forma alle teorie economiche del ventunesimo secolo oggi non sta sopravvalutando le proprie capacità. Semmai sta sbagliando i calcoli su quelle del suo computer.
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Gli addetti ai lavori lo chiamano «black box», scatola nera: è il sistema elettronico che sempre più spesso nelle grandi banche d’affari e per i singoli investitori, purché pronti a pagare, sostituisce il lavoro umano. Come nell’automazione delle produzioni tradizionali, dal tessile alle vetture, ciò che faceva una persona sempre più spesso viene affidato a una macchina. Questo, del resto, è il compito dei black box: rimpiazzare gli operatori nella negoziazione dei titoli, dalla scelta del prezzo d’ingresso alla vendita.
Una visibile conseguenza dei black box è l’esplosione dei volumi di scambi sulle principali Borse, che a sua volta incoraggia le aggregazioni fra grandi piazze finanziarie, da Londra a New York. Perché se un uomo può comprare o vendere un numero limitato di azioni ogni minuto, una «scatola nera» moltiplica le mosse esponenzialmente. E più o meno funziona, quando la logica dell’operatore è uguale a quella di un computer per il quale esistono solo due opzioni, zero o uno. Così un black box , più rapido di un occhio umano sui listini, meno emotivo di un cervello, è eccellente per scegliere il prezzo migliore di uno stesso titolo fra New York e Parigi o fra un’azione e un’obbligazione convertibile.
Così la fiducia nelle macchine cresce. Nei grandi fondi ci sono ormai squadre di informatici, matematici ed economisti dedicate a sviluppare programmi elettronici di negoziazione. Trovano una «relazione» (esempio: un certo tasso d’interesse negli Usa causa una certa reazione sul Real brasiliano) e fanno correre il programma finché funziona. Spesso non più di due o tre settimane. Perché i mercati non sono perfetti come un calcolo di Keynes, sono imprevedibili come una pagina di Virginia Woolf.
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