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ADDIO A ROSTROPOVICH, MUSICISTA DELLA LIBERTA’

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(9Colonne) – Mosca, 28 apr – Di lui resterà per sempre l’immagine di quando, l’11 novembre 1989, suonò il suo violoncello sulle macerie del muro di Berlino. Mstislav Rostropovich, considerato il più grande violoncellista della nostra epoca, si è spento questa mattina a Mosca all’età di 80 anni. Direttore d’orchestra, conosciuto dagli amanti della musica classica per la sua maestria e dal resto del mondo per il suo impegno civile e la sua opposizione al regime comunista, Rostropovich era stato operato per un tumore al fegato nel febbraio scorso. Una decina di giorni fa le sue condizioni di salute si erano aggravate in seguito a un intervento urgente. Detto Slava, termine russo che significa Gloria, il grande maestro era nato nel 1927 a Baku, nell’allora Unione Sovietica (attuale Azerbaijan) in una famiglia di musicisti ebrei, aveva imparato a suonare violoncello e pianoforte a quattro anni e aveva tenuto il suo primo concerto a 15, prima di intraprendere una carriera che lo aveva visto esibirsi in tutto il mondo. Nel 1955 sposò il primo soprano del teatro Bolshoi di Mosca, Galina Visnevskaja. Da allora, ha spesso accompagnato la moglie al pianoforte, creando. Dalla loro unione sono nate Olga e Helen, entrambe musiciste. Nel 1974, Rostropovich abbandonò l’Unione sovietica per sfuggire alle persecuzioni del regime, che lo teneva sotto controllo in particolare per aver ospitato a casa sua per quattro anni lo scrittore Solzhenitsyn. Si stabilì negli Stati Uniti, dove nel 1977 divenne direttore della National Symphony Orchestra di Washington. Ha diretto nella sua vita numerose opere liriche, tra le quali “Lady Macbeth nel distretto di Minsk”, l’opera censurata del suo amico Shostakovic. Come compositore ha scritto numerose opere e la sua personalità ha ispirato grandi musicisti a scrivere per lui: autori del calibro di Britten, Sostakovic, Prokof’ev, Khachaturian, Bernstein, Lutoslavdki e Duilleux. Privato nel ’79 della cittadinanza, fu poi riabilitato nel ’90 da Gorbaciov con la fine della Guerra fredda. Dopo il blitz di Berlino, nel ’91 corse a Mosca, entrando senza visto nel paese durante il tentato colpo di Stato, per portare sostegno a Eltsin, che nel ’97 lo ha decorato “per meriti resi alla patria”. La sua ultima volta in Italia risale all’ottobre scorso quando Firenze gli conferì la cittadinanza onoraria della città. Ma il suo grande amore era Roma, dove un anno fa aprì le manifestazioni dedicate da Santa Cecilia al suo maestro e amico Dimitrij Sostakovic per il centenario della nascita, reduce da due analoghi concerti a Piacenza e Brescia. Rostropovich verrà sepolto domenica prossima nel cimitero dello storico convento di Novadevici, a Mosca, lo stesso dove è stato inumato l’altro ieri il primo presidente della Russia, Boris Eltsin. I funerali saranno celebrati lo stesso giorno nella cattedrale di Cristo Salvatore. La camera ardente, invece, sarà allestita da domani nella grande sala del conservatorio “Ciaikovski” di Mosca, dove il violoncellista insegnò a lungo.