Il produttore di acciaio statunitense National Steel Corp. (NS – Nyse) ha chiesto l’amministrazione controllata, il cosidetto “Chapter 11”, norma federale che protegge dai creditori una societa’ tecnicamente insolvente, dandole tempo di riorganizzarsi. L’azienda americana ha motivato la decisione con il forte calo dei prezzi dell’acciaio e l’agguerrita concorrenza dei produttori stranieri.
La notizia giunge il giorno dopo la decisione dell’amministrazione Bush di imporre un aumento delle tariffe sulle importazioni di acciaio.
“Mentre il nostro core business e’ in ottima forma, i prezzi dell’acciaio al minimo storico e un’economia piuttosto debole ci hanno impedito di ripianare i debiti e fare gli investimenti necessari per crescere”, ha dichiarato in una nota l’amministratore delegato della societa’, Hisashi Tanaka.
L’azienda di Mishawaka (Indiana – Usa) si e’ detta convinta che l’amministrazione controllata le dara’ tempo sufficiente per risollevare le proprie finanze e studiare un piano di ristrutturazione. La societa’ ha inoltre dichiarato di poter ottenere un finanziamento di $450 milioni dalle banche, che dovrebbe darle liquidita’ sufficiente per continuare a essere operativa.
La National Steel spera comunque – si legge nella nota – di continuare le trattative per essere acquisita da U.S. Steel (X – Nyse), primo produttore di acciaio degli Stati Uniti. Ieri, pero’, i negoziati hanno subito un grosso colpo. Bush ha infatti messo da parte la richiesta dei produttori di acciaio americani di assumere gli oneri di miliardi di dollari in pensioni e assicurazioni sanitarie. In precedenza, il colosso di Pittsburgh (Pennsylvania – Usa) aveva fatto sapere che avrebbe avanzato un’offerta a National Steel solo se questa avesse ricevuto aiuti governativi in tal senso.
Nell’ultimo trimestre del 2001, le perdite di National Steel sono salite a $280,3 milioni ($6,79 per azione), dagli $83,4 milioni ($2,02 per azione) dello stesso trimestre dell’anno precedente. Le vendite sono scese del 9%, a $592,7 milioni.