Roma – Le province, per ora, non si toccano. Con i voti contrari del Pdl e la decisiva astensione del Pd, la Camera dice infatti «no» alla proposta di legge sulla loro soppressione presentata dall’Idv. Un risultato che accende la polemica all’interno delle opposizioni, visto che non solo il partito di Antonio Di Pietro ma anche il Terzo Polo ha invece votato a favore.
I NUMERI – Più in dettaglio, la Camera ha respinto innanzitutto il mantenimento del primo articolo del testo, quello che cancellava le parole «le province» dal Titolo V della Costituzione (225 i voti contrari, 83 quelli a favore, 240 gli astenuti). Poi, è stata bocciata l’intera proposta di legge dell’Idv.
LA POLEMICA – «Si è verificato un tradimento generalizzato degli impegni e dei programmi elettorali fatti da destra a sinistra – attacca Di Pietro -. Tutti hanno fatto a gara nel far sognare gli italiani sul fatto che si sarebbe tagliata la “casta” eliminando le province e poi non hanno mantenuto gli impegni. In aula si è verificata una maggioranza trasversale: la maggioranza della “casta”». «Mi dispiace molto perché il Pd ha perso l’occasione per fare una cosa saggia, visto che se avessero votato a favore il governo sarebbe andato in minoranza» rincara la dose il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini. Il Pd risponde con Pier Luigi Bersani: «Non ci facciano per favore tirate demagogiche, noi abbiamo una nostra proposta che prevede di ridurre e accorpare le Province ma bisogna anche dire come si fa, perché le Province gestiscono un certo numero di cose importanti, come ad esempio i permessi per l’urbanistica».
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L’aula della Camera ha bocciato la proposta di abolire le Province, avanzata da Italia dei valori. Contro ha votato la maggioranza, mentre a favore della richiesta si è schierato il Terzo polo. Il Pd, invece, si è astenuto.
“Il voto di oggi è un’altra occasione persa dal Parlamento per ridurre ulteriormente i costi della politica”, ha commentato l’Udc Renzo Lusetti, sottolineando che i centristi volevano “introdurre una riforma importante abolendo le Province dal testo costituzionale ma hanno prevalso interessi di parte, sia nella maggioranza, che da anni promette questo taglio, sia nel Pd che ha mancato di audacia. Oggi ha perso di credibilità la politica, ma soprattutto ha perso il Paese. Chi ha votato contro si assuma le proprie responsabilità”.
“Si rinuncia – ha fatto notare il vicepresidente dei deputati di Fli, Giorgio Conte – a un risparmio per le casse dello Stato stimato fino a circa 2 mld di euro. Ma noi non rinunceremo a questa battaglia, oggi ancora impedita dal noto condizionamento che la Lega esercita puntualmente sull’agenda del Governo. Si discute di federalismo, di federalismo fiscale, di velocità e flessibilità nelle decisioni, ma non si ha il coraggio di mettere mano alla riduzione del numero degli apparati politici e burocratici.
Quindi, le Province non si toccano e magari si tornerà a riesumare la proposta leghista di ‘regionalizzare’ le Province, attribuendo alle Regioni non solo il compito di abolirle, ma anche di istituirne di nuove. L’epilogo beffardo della incapacità delle riforme”.