I listini azionari hanno chiuso in ribasso di quasi un punto percentuale, dopo che la debole domanda riscontrata nell’asta dei titoli di Stato a lungo termine ha alimentato le preoccupazioni legate a inflazione e tassi di interesse. Il Dow Jones ha perso lo 0.27% a 8739, l’S&P500 lo 0.35% a 939, il Nasdaq e’ arretrato dello 0.38% a 1853.
Gli investitori temono che l’enorme deficit di bilancio del governo provochera’ un innalzamento dell’inflazione e dei tassi di interesse. Un incremento dei tassi potrebbe compromettere la ripresa economica, alzando il costo del denaro per i consumatori, mentre un incremento dei prezzi potrebbe mettere pressione sulle spese. In maggio il disavanzo federale e’ balzato alla cifra record di $189 miliardi, portando il deficit complessivo vicino ai $1000 miliardi quando mancano ancora quattro mesi alla chiusura dell’anno fiscale.
Jeffrey Frankel, presidente di Stuart Frankel & Co, ha detto che l’esito dell’asta dei titoli di Stato ha depresso il morale di molti investitori. Ma il fatto che il mercato ritracci dopo un rally di tre mesi non e;’ necessariamente da interpretare come un evento negativo.
“Alcuni guardano ai libri di storia e pensano che quello che sta accadendo ricordi da vicino quanto avvenuto durante la Grande Depressione, mentre ci sono altri che dicono “Non speculate al ribasso sull’America”.
Non sono bastati i segnali incoraggianti arrivati dal Beige Book della Fed. Dal report della Banca Centrale sono emersi segnali di un miglioramento delle condizioni economiche in 5 regioni su 12, suggerendo che il peggio della recessione potrebbe essere alle spalle.
Guardando alle prove dei singoli titoli, particolarmente pesante il calo degli industriali e delle societa’ al consumo, che ha oscurato i rialzi dei titoli energetici. Rappresenta un’eccezione il gigante delle vendite al dettaglio di prodotti per la casa Home Depot, che ha rivisto al rialzo le stime sugli utili per azione proforma del 2009 (da -26% a una forchetta compresa tra -20 e -26%). I titoli chiudono in lieve progresso.
Wells Fargo e Morgan Stanley cedono almeno il 4% dopo che i rendimenti sul benchmark decennale del Tesoro, che influiosce sui tassi di interesse sui prestiti di aziende e consumatori, e’ schizzato sui massimi dallo scorso ottobre. Southwest Airlines e United Parcel Service scivolano di almento l’1.5%, depressi dalla nuova impennata dei prezzi dell’oro nero.
“Siamo in una modalita’ d attesa”, dice Wayne Wilbanks, chief investment officer di Wilbanks Smith & Thomas. “Ci sono delle questioni spinose che preoccupano il mercato, tra cui il rialzo dei prezzi del petrolio e dei tassi di interesse. Se le condizioni economiche dovessero peggiorare, questi fattori avranno un impatto negativo”.
Le quotazioni del petrolio intanto hanno toccato i massimi di oltre sette mesi, superando quota $71 dopo che i dati diffusi dal governo hanno evidenziato un inaspettato calo delle scorte settimanali di greggio, sulla scorta del contemporaneo calo delle importazioni e della ripresa della domanda di benzina. I futures con consegna luglio hanno chiuso in progresso di $1.32, (+1.9%) a quota $71.33 al barile.
Sin dalle prime battute l’apprezzamento delle materie prime ha spinto al rialzo societa’ produttrici di materiali di base, come Alcoa, ed energetici, tra cui Chevron e Exxon Mobil, ma al contempo ha depresso alcuni big industriali come Caterpillar e DuPont. Nike e Amazon.com guidano i ribassi tra le societa’ al consumo.
Sul valutario, l’euro perde terreno nei confronti della controparte americana. Nel tardo pomeriggio di mercoledi’ il cambio tra le due valute e’ di $1.3964. L’oro chiude invariato a quota $954.70.
In netto calo i prezzi dei Titoli di Stato Usa: dopo aver toccato i livelli piu’ alti dallo scorso ottobre, sopra il 4%, il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 3.9360% dal 3.8580% di martedi’.