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A WALL STREET AUMENTA IL RISCHIO DEFAULT PER GM

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(WSI) – Una nuvola oscura il mondo societario americano. Dopo l’insolvenza di Delphi, ora l’incubo si rivolge direttamente su General Motors. Alcuni analisti ritengono infatti che anche il
colosso di Detroit possa chiedere presto o tardi l’ammissione al cosiddetto
“Chapter 11”, cioè l’amministrazione controllata americana. Il che
significherebbe default.

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E mentre il mercato sconta con maggiore
probabilità un’insolvenza della casa automobilistica (il credit default
swap è volato sopra i mille punti base), un altro incubo ha iniziato a
turbare i sonni degli investitori: Refco.

La casa di brokeraggio Usa,
che ha visto il titolo in Borsa crollare del 60% in una settimana fino alla
sospensione di ieri, ha infatti comunicato di non avere più liquidità per
mantenere operativa la controllata Refco Capital Markets. Così Standard &
Poor’s le ha declassato il rating da “B+” a “B-“. Oscurando ancora di più il
cielo dell’industria Usa.

Il caso di General Motors è però quello che suscita le maggiori
preoccupazioni, anche perché il colosso di Detroit – secondo i dati Bloomberg –
ha sul mercato obbligazioni per la cifra monstre di 104,7 miliardi di
dollari. Se finisse in default, dunque, il terremoto sarebbe di vaste
proporzioni. E il mercato inizia seriamente a temerlo. Lo dimostra il fatto che
i credit default swap di Gm (quei particolari contratti derivati che
funzionano come “polizze” assicurative contro il rischio di default) hanno
superato i mille punti base: questo significa che per coprire dal rischio
insolvenza un’esposizione verso General Motors per 10 milioni di dollari,
bisogna pagare un milione. Ma la tensione si sente anche sul mercato
obbligazionario, dove i rendimenti delle obbligazioni di Gm a breve scadenza
hanno superato quelli dei titoli a lungo termine: segno di allarme-default. Le
azioni in Borsa ieri sera sono però rimbalzate e hanno chiuso in positivo
(+1,69%).

Ma a lanciare l’allarme su General Motors ci sono anche i report delle banche
d’affari. Dopo quello di Bank of America di qualche giorno fa (in cui stimò un
30% di possibilità di default), ora è arrivato uno studio di Société
Générale che ipotizza una «bancarotta strategica». «Sebbene il profilo
finanziario di Gm è migliore della sua ex-controllata Delphi – si legge – una
cosiddetta “bancarotta strategica” non può essere esclusa». «Uno scenario
possibile è che venga separato il braccio finanziario Gmac per mantenere basso
il suo costo del debito – ipotizza Pierre Bergeron, analista di Sg Cib -. A quel
punto potrebbe chiedere il “Chapter 11” solo la divisione automobilistica di Gm
in Nord America».

Se così fosse – ma si tratta di una supposizione – il
default riguarderebbe “solo” 14,4 miliardi di dollari di bond (quelli emessi
direttamente da General Motors), lasciando indenni gli 87,6 miliardi di bond
targati Gmac. Altre banche d’affari sono però più ottimiste. È il caso di
Lehman Brothers: la possibilità che Gm chieda l’ammissione all’amministrazione
controllata – si legge su un report – «è remota, dato l’ammontare di
liquidità che ha in bilancio».

La tensione è alta. Su General Motors e su Refco, ma anche su altri gruppi. Da
lunedì scattano infatti in America norme più stringenti per l’amministrazione
controllata, per cui diversi analisti temono che entro quella data più di una
società possa cadere nella tentazione di seguire questa strada. Che significa
proteggersi dai creditori per andare avanti. Ma anche default.

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