Il Dax, l’indice tedesco della Borsa, con le ultime cadute, è risultato diminuito del 73 per cento rispetto al massimo di qualche anno fa. In sostanza le azioni del Dax hanno perso, mediamente, circa tre quarti del loro valore. Una caduta a picco di questa scala, osserva il Financial Times, con una punta di sadismo, non si vedeva dal crack del 1929.
Anche le altre borse europee hanno perso. Si cerca di dare il più possibile la colpa ai fattori politici, per nascondere (lo fa anche il Financial Times) i malanni d’origine economica. L’Europa, che non ha goduto del boom degli Usa, ha ora uno sgonfiamento delle Borse analogo, ma con effetti peggiori. E ci sono banche, assicurazioni, compagnie tecnologiche e non che ne soffrono.
L’epicentro dei guai è proprio in Germania. Non a caso chi aveva un’azione quotata 100 a Francoforte ora ha solo un 27,25 per cento di ciò. Con conseguenze gravi sia per le banche tedesche che hanno grossi portafogli di azioni, sia per le assicurazioni, come Allianz, che possiedono banche malate. Certo un’assicurazione non dovrebbe investire in banche, specie quando queste impiegano i loro denari in azioni che si sgonfiano.
Ma la malattia tedesca si estende. E ora a soffrire c’è anche Volkswagen, l’industria prediletta da Schroeder, che prima d’assumere il cancellierato aveva fatto parte del board di supervisione, in rappresentanza della Bassa Sassonia. Le vendite d’auto in Germania sono in calo del 10 per cento, il mercato europeo è piatto e l’euro forte ostacola le esportazioni. Volkswagen non è in deficit, ma annuncia un notevole calo di utili. E il fatturato è sostenuto essenzialmente dal successo in Cina, ove fa premio la robustezza delle vetture, non la novità dei modelli. Sulla crisi dell’immagine Volkswagen, l’amministratore delegato Bernd Pischetsrieder comunque sorvola. Annuncia però una notevole riduzione delle spese di investimento perché la casa del maggiolino ha probabilmente una difficoltà di cassa.
Non sarà il crollo del 1929, ma la vorticosa caduta del Dax e l’ impallidimento della orgogliosa Volkswagen dicono al mondo che la Germania di Schroeder non è più la “grande Germania” del marco uber alles.
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