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A NEW YORK MERCATO SGONFIO, VOLUMI IN NETTO CALO

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Mercato altalenante e senza carattere, con gli indici poco variati, in una sessione dai volumi ai minimi dell’anno e il “clima” ormai abituale in cui gli investitori odiano l’incertezza dovuta alla prospettiva di un rialzo dei tassi d’interesse Usa e al caos politico-militare in Iraq.

L’indice Dow Jones Industrial Average e’ arretrato di nuovo sulla linea dei 10.000 punti, chiudendo in calo di 34.42 punti (-0.34%) a 10.010,74. L’indice delle blue chips e’ ancora nei guai perche’ non e’ stato in grado di chiudere giovedi’ al di sopra della soglia (significativa dal punto di vista dell’analisi tecnica) stabilita dalla media mobile a 200 giorni a quota 10.017 [per questo e altri punti di supporto e di resistenza, controlla Target News, una delle 12 sezioni in tempo reale riservate agli abbonati a INSIDER. Se non sei gia’ abbonato, utilizza il link INSIDER]

Il Nasdaq Composite e’ finito piatto, ma piatto al punto che mai si e’ vista una non-variazione del genere: +0.44 punti, pari a +0.02%, a 1926,03. Anche lo S&P 500 ha chiuso invariato, in calo di 0,81 punti, cioe’ 0.08%, a 1096,44.

Sul reddito fisso, il bond a 10 anni del Tesoro Usa ha continuato a perdere terreno in termini di prezzo (calo: 9/32esimi) mentre il rendimento e’ salito al massimo degli ultimi 20 mesi toccando 4.85%.

Dollaro in netto rafforzamento su euro e yen. Infine chiusura record per il petrolio. A New York i contratti futures hanno raggiunto quota 41,25 dollari al barile, il livello più alto mai registrato al termine delle contrattazioni sul mercato. E’ stato battuto anche il precedente massimo storico risalente alla prima guerra del Golfo, oltre 13 e mezzo anni fa.

Il volume sul New York Stock Exchange se non e’ ferragostano poco ci manca, con 1,4 miliardi di titoli passati di mano. Le azioni in ribasso e quelle in rialzo sono state pari. Sul Nasdaq, scambi per 1,5 miliardi, con i ribassi che hanno superato i rialzi per 5 a 4.

Durante la seduta sono stati annunciati dati macroeconomici poco positivi: i prezzi alla produzione in aprile sono cresciuti dello 0,7%, piu’ del doppio rispetto alle stime di +0,3, il che porta l’inflazione tendenziale composta a livello annuo sopra la soglia (abbastanza preoccupante) del 3,7%. Di qui le continue paranoie degli operatori di Wall Street su un possibile rialzo dei Fed Funds da parte di Alan Greenspan e dei governatori della Federal Reserve prima dei tempi previsti; e di qui i massimi raggiunti dai tassi di mercato.

Le richieste di sussidi di disoccupazione sono salite di 13.000 unità, mentre le vendite al dettaglio ad aprile hanno registrato una contrazione di mezzo punto percentuale, superiore alle stime degli analisti.

Numeri che risentono – come ormai consueto in queste settimane – delle riflessioni sulle prossime mosse della Federal Reserve in materia di tassi: data per scontata una stretta monetaria, investitori e analisti hanno iniziato a scommettere sia sulla data sia sull’entità del rialzo (25 o 50 punti base) vedendo più che possibile un aumento del costo del denaro già al meeting di giugno del FOMC.

Circa l’attivita’ in borsa, l’investimento in questi giorno sembra dare frutti solo se si seguono titoli specifici soprattutto nel settore delle small caps [vedi decine di azioni in rialzo segnalate da WSI nella rubrica Titoli Caldi, una delle 12 sezioni in tempo reale riservate agli abbonati a INSIDER. Se non sei gia’ abbonato, utilizza il link INSIDER]

Fra i singoli comparti, male si è comportato quello dei produttori di tabacco – già in forte affanno mercoledi’ – con Altria in testa che ha ceduto l’1,8%. Il titolo continua a risentire della presa di posizione della Corte Suprema della Florida, che ha reso noto di volere rivedere una sentenza d’appello destinata a cancellare una condanna a 145 miliardi di dollari nei confronti delle prime cinque aziende del settore.

In ombra anche i titoli farmaceutici guidati da Pfizer, in flessione dello 0,8% dopo avere accettato di pagare almeno $430 milioni per chiudere una vicenda che la vede accusata di avere fatto pagamenti non regolari per favorire le vendite di un trattamento per la cura dell’epilessia. Sulla scia di Pfizer, J&J ha perso lo 0,5% e Schering Plough l’1%.

Quanto ai rialzi, si segnalano Walt Disney, cresciuta dell’1,3% dopo avere annunciato una trimestrale con utili in netto progresso, e inoltre i colossi hi-tech Microsoft (+0,6%) e Oracle (+1,8%) e infine nel settore internet il motore di ricerca Mamma.com con +26,6%.