*Mario Adinolfi e’ il direttore di Media Quotidiano e fondatore del movimento Democrazia Diretta, con cui Wall Street Italia ha avviato una partnership per la ripubblicazione di alcuni commenti. Il contenuto di questo articolo esprime esclusivamente il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – 1. Avete notato? No, non lo avete notato. Eravate tutti impegnati a guardare Daniela Fini, impacchettata in un improbabile abito Gattinoni, entrare in carrozza a Buckingham Palace scortata dalla Guardia Reale della Regina Elisabetta. Eppure era chiaro: a questi che vengono dal Movimento sociale italiano occuparsi di politica estera piace da impazzire. Piace così tanto che hanno messo a punto un piano: prendersi tutto. E ci stanno riuscendo.
2. Gianfranco Fini è ministro degli Affari Esteri dal 18 novembre. E ha capito che da quella posizione può coordinare la sua scalata alla leadership del centrodestra. Ha ordinato ai suoi: mollare tutto il resto. Concentrarsi sulla gestione della politica estera, per accreditarsi verso gli interlocutori internazionali e utilizzare anche la loro pressione quando Silvio Berlusconi sarà costretto a farsi da parte. Cosa che potrebbe accadere presto. Molto presto. Forse addirittura tra un mese se, come sembra, la scoppola rimediata alle regionali dovessere rivelarsi insostenibile.
3. Allora, guardiamo la mappa del potere di Alleanza nazionale. All’interno del governo ha tre posizioni chiave per quanto riguarda la politica estera: il ministero degli Italiani all’Estero, il (vice)ministero del Commercio con l’Estero, il ministero dell’Agricoltura. Così, oltre agli Affari Esteri gestiti direttamente da Fini, può gestire pure gli affari all’estero. Ecco come.
4. Perché citiamo il ministero dell’Agricoltura? Perché il responsabile di quel dicastero, Gianni Alemanno, ha pensato bene di costruire una struttura ben dotata di ricchissimi fondi che si occupi di promozione del made in Italy agroalimentare all’estero: si chiama Buonitalia ed è una struttura-chiave per comprendere la strategia complessiva di Alleanza nazionale nella conquista di tutti gli interessi che si muovono oltre confine.
5. Ovviamente elemento decisivo di questa strategia è il viceministro per il Commercio Estero, Adolfo Urso, caratterizzato da un iper-attivismo che lo ha portato in quattro anni di esercizio del suo ruolo a compiere centinaia di missioni all’estero. Il ministro delle Attività Produttive, il forzista Antonio Marzano, ha provato a limitarne le attività, ma senza successo. E’ rimasto schiacciato dal rullo compressore di An.
6. Alla caccia dei voti degli Italiani all’estero è preposto Mirko Tremaglia, con il suo ministero che è riuscito ad ottenere l’elezione di diciotto parlamentari (dodici deputati e sei senatori) tra gli italiani che vivono stabilmente oltre confine. Altra pedina dell’ingranaggio di An è il presidente della Commissione Esteri della Camera, Gustavo Selva. Importantissimo anche il ruolo svolto da Alfredo Mantica, sottosegreterio agli Esteri con delega sulle questioni mediorientali.
7. L’ultimo passaggio per Alleanza nazionale è quello di impadronirsi degli enti pubblici che si occupano di raccogliere gli investimenti esteri in Italia e quelli italiani all’estero: Sviluppo Italia e Istituto per il Commercio Estero. Per l’Ice Fini pretende di mettere il suo fido Umberto Vattani al posto di Beniamino Quintieri, dando così uno schiaffo in faccia a Forza Italia: Berlusconi riuscirà a resistere, stavolta? Su Sviluppo Italia l’anno scorso ha ceduto. In modo incredibile.
8. A Sviluppo Italia, holding carica di denari, l’anno scorso sempre Fini è riuscito a mettere alla presidenza Stefano Gaggioli, stimato diplomato in ragioneria proprietario della società “Gaggioli Mobili”. Ex assessore alla caccia della provincia di Roma, Gaggioli è amico personale di Fini e questo basta. Questo basta per ogni cosa, ormai, nella politica estera del nostro paese. Forza Italia assiste inerte e Silvio Berlusconi non capisce quanto tutto questo sia stato messo su per fotterlo con il beneplacito degli alleati angloamericani, che del Cavaliere non ne possono più e ormai hanno un nuovo amico carissimo. Che sa gestire Affari Esteri e affari all’estero. E non se ne uscirebbe mai con una gaffe come quella del ritiro delle truppe dall’Iraq a settembre. Chissà se il premier se ne è accorto. Che poi Daniela Fini a Buckingham Palace ci va, mica è come quella schizzinosa di Veronica…
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