Sembra la sceneggiatura di un romanzo di spionaggio di John Le Carre, invece e’ successo veramente. Due giapponesi sono stati arrestati al confine tra Italia e Svizzera con l’accusa di voler portare nel Paese elvetico $134 miliardi di Titoli di Stato Usa. I dettagli restano ancora confusi e mentre la polizia cerca di mettere insieme i pezzi del puzzle, iniziano a circolare i primi rumour.
Sono agenti segreti di Kim Jong Il che vogliono nascondere denaro nordcoreano nelle cassaforti svizzere? I soldi dovevano servire a finanziare la creazione di armi di distruzione di massa per un gruppo di terroristi? Per caso il Giappone si vuole liberare dei dollari in suo possesso in gran segreto? I titoli sono veri o contraffatti? Se sono autentici, da dove vengono?
Se i titoli dovessero risultare autentici, le implicazioni potrebbero essere piu’ grandi di quanto gli investitori possano immaginare. Come minimo gli Stati Uniti rischiano di perdere il controllo dell’offerta monetaria su scala mondiale.
Bisognera’ trovare degli acquirenti per le migliaia di miliardi di dollari di debito Usa che verranno emessi nei prossimi anni. Ma per farlo bisognera’ prima assicurarsi che gli acquirenti esistenti non perdano fiducia nell’abilita’ degli Stati Uniti di controllare il dollaro.
Il biglietto verde rappresenta, nel bene e nel male, il cuore dell’economia mondiale ed e’ meglio per tutti che rimanga stabile. Le notizie che sembrano uscite da un romanzo di spionaggio internazionale piuttosto che da quelle di un notiziario finanziario non contribuiscono sicuramente ad offrire rassicurazioni da questo punto di vista. E’ necessario che il Tesoro americano scopra la verita’ al piu’ presto e che metta al corrente i mercati.
Pensateci bene: questi due giapponesi sulla cinquantina portavano in valigia il Pil della Nuova Zelanda o i soldi necessari a finanziare tre Olimpiadi di Pechino. Se l’economia fosse in vendita i due potrebbero comprare la Slovacchia e la Croazia e avere ancora denaro a sufficienza per assicurarsi la Mongolia o la Cambogia. Oppure avrebbero potuto costruire una serie di loft o di case di villeggiatura nel Deserto del Gobi di Genghis Khan o in mezzo ai famosi tempi di Angkor. Persino Bernard Madoff passa in secondo piano di fronte ad un evento del genere.
I due uomini che hanno nascosto le obbligazioni nel fondo della valigia potrebbero essere i quarti maggiori creditori degli Stati Uniti. Questo deve far riflettere. Forse parte del tempo che il segretario del Tesoro Timothy Geithner impiega nel fare si che Cina e Giappone continuino ad investire in dollari, sarebbe invece speso meglio nel rafforzare i rapporti con i contrabbandieri al confine tra Italia e Svizzera.
Ma sinora questa storia non ha attirato l’attenzione dei mercati, forse perche’ la gente non si stupisce piu’ di nulla vista l’assurdita’ dei tempi in cui viviamo. L’anno scorso sono stati 12 mesi decisamente fuori dal comune per i capitalisti che un tempo basavano le loro teorie e azioni solo su rialzi e ribassi, rosso e nero, rischio e ritorno dell’investimento. Si sposa perfettamente con la natura surreale dei nostri tempi che una coppia di viaggiatori giri con una valigia contenente un numero di titoli del debito statunitensi piu’ alto di quanti non ne possegga il Brasile. Cosi’ e’ la vita.
Gia’ me lo vedo Tom Clancy seduto nel suo studio che pensa: “Dannazione! Perche’ non ci ho pensato prima a scrivere una storia di questo tipo?” Per creare il bestseller perfetto avrebbe potuto aggiungere una spruzzatina di mafia cinese, un tocco di intrigo russo, una manciata di Pyongyang e perche’ no, un po’ di tensione nello Stretto di Formosa. Gli ingredienti giusti per un libro di sicuro successo.
Daniel Craig nel frattempo stara’ pensando che sarebbe una storia fantastica su cui basare il prossimo capitolo della saga di James Bond. Forse Don Johnson potrebbe comprare i diritti di acquisto per aggiudicarsi l’esclusiva. Nel 2002 la star della serie “Miami Vice” e’ stata fermata da alcuni funzionari tedeschi della dogana mentre tentava di portare in Germania titoli del credito e altri strumenti finanziari del valore di circa 8 miliardi, che aveva nascosto nella sua macchina. Vista con gli occhi di adesso sembra veramente una cosa da poco.
Appena ho letto la storia dei $134 miliardi ero tentato dall’andare a dare un’occhiata al calendario per assicurarmi che non fosse il primo aprile. Facciamo finta per un momento che i titoli di Stato Usa siano veri. Questo ridicolizzerebbe le parole del ministro giapponese delle Finanze Kaoru Yosano, secondo cui la fiducia del Paese nella credibilita’ del dollaro Usa resta “assolutamente immutata”.
Cento dollari di banconote contraffatte sono una cosa, due uomini con titoli di stato non dichiarati, tra cui 249 certificati del valore di $500 milioni e 10 “Kennedy bond” del valore di $1 miliardo ciascuno, sono tutta un’altra faccenda.
Ma la vicenda potrebbe essere una manna dal cielo per l’Italia. Se i titoli trovati dovessero rivelarsi autentitici, i due giapponesi verrebbero multati del 40% del valore complessivo dei soldi che hanno tentato di portare in un altro Paese. Non male come guadagno giornaliero per un governo alle prese con un deficit di bilancio sempre piu’ ampio e che deve ricostruire la citta’ di L’Aquila, distrutta da un terremoto lo scorso aprile.
Sarebbero invece notizie terribili per la Casa Bianca. Esclusi Stati Uniti, Cina o Giappone, nessun altro Paese sarebbe teoricamente in grado di muovere una tale somma di titoli di Stato. In assenza di ottenere una spiegazione chiara e definitiva dal Tesoro, ci stanno pensando le teorie di cospirazione a riempire quel vuoto.
Sul suo blog “the Market Ticker” Karl Denninger si chiede se il Tesoro “abbia clandestinamente emesso titoli del debito, mettiamo per esempio, al Giappone, nel tentativo di coprire tutti quei deficit che qualcuno non ha voluto rendere noti negli ultimi, diciamo, 10 o 20 anni”. Aggiunge sempre Denninger: “Speriamo di ottenere presto delle risposte e che non finisca per diventare una di quelle situazioni buffe che poi spariscono nel nulla”.
Una cosa e’ certa. Per il momento e’ una storia con molte piu’ domande di risposte. E’ strano, tuttavia, che non stia attirando l’attenzione dei media. L’interesse sicuramente e’ destinato a crescere sempre di piu’. L’ultima cosa di cui Geithner e il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, hanno bisogno ora e’ di decine di miliardi di titoli di Stato Usa – o di copie perfette dei Treasuries – che all’improvviso fanno il giro del mondo.