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Wall Street Journal contro Trump: “presidente falso”

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Il Wall Street Journal, un giornale notoriamente di orientamento conservatore e quindi vicino al partito Repubblicano, sostiene che se Donald Trump non “mostrerà un maggiore rispetto per la verità”, a quel punto “la maggior parte degli americani arriverà alla conclusione che è un presidente fasullo“.

Secondo il quotidiano finanziario americano l’ottimismo che ha spinto i listini azionari in rialzo da quando il leader dei Repubblicani è stato eletto è messo a dura prova da Trump stesso. L’indice S&P 500 ha registrato ieri il primo ribasso superiore all’1% da ottobre e il calo più pesante da quando si sono svolte le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, lo scorso 8 novembre.

Se ci si basa sul caos politico scoppiato in seno al partito dei Repubblicani sulla riforma del sistema di assistenza sanitaria, la controversa legge Obamacare, “è sempre più improbabile che il commander-in-chief sarà in grado di mantenere le promesse sui suoi maxi piani pro crescita, che passano dall’alleggerimento fiscale per le aziende, dalla de-regulation del settore finanziario e dalle spese nelle infrastrutture da mille miliardi di dollari.

Visto calo fisiologico del 5-10% per le Borse

Anche i commentatori di Borsa riconoscono la presenza di un serio rischio di ritracciamento per gli indici azionari e non solo quelli americani. Dopo che il guru dei mercati americani Dennis Gartman ha avvertito che Wall Street potrebbe perdere almeno il 5%, gli analisti di Saxo Bank si sono lanciati in un pronostico possibilmente ancora più nefasto per le Borse mondiali: la previsione è per un calo del 10%, con le vendite che si concentrerebbero sui settori ciclici dell’economia e che saranno scatenate dalla delusione per le politiche pro crescita promesse da Trump.

Secondo Gartman, autore di una delle newsletter più seguite dai trader di Wall Street, ieri “qualcosa si è rotto” sui mercati. Per l’economista e broker americano quanto successo alla Borsa Usa “va preso molto sul serio”, dal momento che non si tratta di un evento isolato: “è solo l’inizio. Il mercato azionario americano è destinato ad una correzione del 5% se non addirittura superiore”.

Peter Garnry, head of equity strategy della banca, dice che dalle elezioni Usa a oggi tutto è ruotato intorno a Donald Trump, ma quella che era prima una ferma convinzione nella reflazione ora sta svanendo. La scorsa seduta l’S&P 500 ha perso più dell’1% per la prima volta da ottobre. D’ora in avanti l’azionario globale “potrebbe perdere facilmente il 5-10% in quella che sarebbe una fisiologica fase di correzione tecnica”.

La pioggia di vendite interesserebbe soprattutto i ciclici come finanziari, materiali di base e consumi discrezionali. C’è invece un grande punto interrogativo su come si comporteranno i titoli del settore tecnologico. Secondo Connor Campbell, analista di Spreadex, gli investitori nell’obbligazionario e nell’azionario sono “giù di morale” da ieri, mentre per l’analista di JP Morgan Alex Dryden, gli investitori devono rassegnarsi: le vendite in Borsa sono inevitabili.