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WALL ST: FORTE INDECISIONE CON INFLAZIONE E FED

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I listini americani hanno terminato la seduta contrastati, lontani dai peggiori livelli giornalieri registrati in avvio di giornata. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0.33% a 13422, l’S&P500 lo 0.12% a 1488, il Nasdaq ha ceduto lo 0.10% a 2668. Ad influire sulle operazioni di trading giornaliero sono stati i dubbi sull’efficacia dell’azione coordinata delle Banche Centrali e i contrastati dati macro che hanno risvegliato i timori sull’inflazione.

Solo grazie al colpo di reni finale l’indice industriale e’ riuscito a terminare la seduta in rialzo. Nei minuti iniziali era arrivato a perdere oltre 100 punti pressato dai componenti finanziari (Citigroup (C), JP Morgan (JPM) e American Express (AXP)).

Gli operatori continuano ad interrogarsi sull’efficacia dell’azione coordinata delle principali Banche Centrali mondiali comunicata mercoledi’, relativa all’iniezione di liquidita’ nel sistema economico per risolvere la crisi del credito.

La monovra annunciata dalla Fed potrebbe non essere sufficiente a ristabilire la fiducia tra gli investitori e le istituzioni finanziarie. Restano ancora forti incertezze sulla conseguenze che il “credit crunch” potra’ avere sui consumatori e sull’andamento economico americano e mondiale piu’ in generale. Il risultato e’ un’elevata volatilita’ sul mercato azionario, incapace di muoversi in una decisione precisa e definita. Il trading range intraday e’ oscillato di oltre due punti percentuali nelle ultime sessioni.

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I numerosi dati macro diffusi in mattinata non hanno inoltre offerto segnali significativi in grado di cancellare parte dei numerosi interrogativi degli operatori. Alcune note positive sono emerse dal comparto del lavoro e dal settore retail (con vendite al dettaglio nel mese di novembre nettamente superiori alle attese), ma l’inaspettata accelerazione dei prezzi alla produzione ha risvegliato lo spettro dell’inflazione.

Il dato sul PPI, cresciuto +3.2% lo scorso mese, si attestato a livelli ben superiori al consensus (+1.5%). E’ risultata peggiore delle attese anche la versione “core” del dato che ha portato il tasso annuale al 2%, proprio al limite del livello di tolleranza stabilito dalla Fed.

Non e’ servita a distendere le tensioni sul comparto finanziario la trimestrale della banca d’investimento Lehman Brothers (LEH): la societa’ ha battuto le stime degli analisti sia sugli utili che sui ricavi, ma il titolo ha chiuso in rosso a causa del debole outlook offerto per il trimestre in corso. Nel comparto biotech, forti vendite su Biogen Idec (BIIB) dopo che la ricerca di potenziali acquirenti del gruppo ha fallito nel fornire proposte interessanti.

Nel comparto energetico, le preoccupazioni sull’outlook economico hanno inficiato sulle quotazioni del greggio, allontanatesi dau recenti massimi. I futures con consegna gennaio sono arretrati di $2.14 a quota $92.25 al barile. Sul valutario, l’euro ha ritracciato nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di giovedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.4620. In forte calo l’oro. I futures con consegna febbraio sono arretrati di $14.80 a $804 all’oncia. In netto ribasso nfine i Titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ schizzato al 4.17% dal 4.07% di mercoledi’.

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