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Veneto Banca e Pop Vicenza, torna spauracchio bail in

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Tutte le opzioni sono sul tavolo per Veneto Banca e la Popolare di Vicenza, anche il bail-in. È bastato questo avvertimento per generare turbolenze nel mercato dei bond subordinati delle due banche. Il regime dei bail-in, introdotto in Europa a inizio 2016, prevede che a partecipare al salvataggio di un istituto di credito in crisi siano gli azionisti, gli obbligazionisti subordinati e i correntisti con più di 100 mila euro depositati in banca.

Secondo le ultime indiscrezioni stampa, Veneto Banca e la Popolare di Vicenza rischiano di dover ricorrere al bail-in, un’ipotesi che potrebbe essere riaperta vista la scarsa adesione, finora al 35%, dei vecchi azionisti alla proposta di transazione. Gli analisti hanno poi avvertito che gli obbligazionisti senior non devono sentirsi al sicuro in ogni caso, perché nessuno può dire con certezza se le autorità europee daranno il loro placet al piano precauzionale di aiuti pubblici.

Iniettando denaro fresco da un fondo di salvataggio da 20 miliardi di euro costituito appositamente per l’occasione, il governo spera di poter rinforzare a sufficienza la solidità patrimoniale degli istituti italiani in maggiore difficoltà. Le leggi europee consentono questo tipo di aiuti statali, ma come condizione vincolante pretendono che i creditori condividano anche loro il conto salato del piano.

Di dubbi insomma non ne mancano. Oggi il ministro italiano del Tesoro Pier Carlo Padoan e l’AD di Pop Vicenza Fabrizio Viola si vedranno al ministero dell’Economia per decidere il da farsi. Bisognerà trovare una soluzione entro il 22 marzo, la data ultima fissata per poter accettare l’offerta delle due banche.

Il governo ha varato di recente un decreto salva banche da 20 miliardi che oltre ad venire in soccorso a Mps, è stato strutturato nella consapevolezza che anche i due gruppi non quotati del Veneto in crisi patrimoniale avrebbero potuto avere bisogno di denaro fresco.

JP Morgan: vendete bond senior banche

I prezzi dei bond senior di Veneto Banca e Pop Vicenza, che hanno ricevuto 3,4 miliardi di euro dal fondo Atlante, non scontano il rischio di un bail in, secondo gli strategist di JP Morgan. Guardando agli schermi di Bloomberg, si scopre che i titoli a reddito fisso con il rating più alto delle due banche sono saliti di circa 84 centesimi dai minimi di novembre di 0,70. I bond junior, intanto, sono scesi a un valore di 20 centesimi, un record negativo.

Alla luce degli ultimi sviluppi, gli analisti hanno iniziato a suggerire di andarci piano e stare alla larga dai bond delle due banche, anche perché non è detto che l’Unione Europea garantisca il ricorso alla ricapitalizzazione precauzionale. Questo per due motivi su tutti: la presenza di tanti crediti deteriorati in portafoglio e il fatto che i due istituti non possano essere considerati banche sistemiche.

Ecco allora che JP Morgan consiglia molto candidamente di sbarazzarsi delle obbligazioni senior in portafoglio. Il consiglio per i risparmiatori italiani è quello di non correre rischi, dal momento che il ricorso al piano di aumento di capitale preventivo non è affatto scontato. I motivi sono diversi.

Axel Finsterbush, strategist della banca Usa, ha spiegato a Bloomberg che sebbene ormai si pensi che tutti gli istituti possano affidarsi alla ricapitalizzazione precauzionale, “questa opzione è una eccezione” in realtà. Nel caso in cui salti il piano di rafforzamento patrimoniale anche gli aiuti pubblici promessi a Veneto Banca e Popolare di Vicenza verrebbero messi in discussione. Un rischio che non sarebbe incorporato nei bond senior. Nelle obbligazioni subordinate, poi, non viene incorporato l’altro grande pericolo: se si scarta l’ipotesi del bailout, ovvero il salvataggio con i soldi dello Stato, e quindi dei contribuenti, non rimane altra strada se non quella del bail-in.

Alcun piccoli azionisti saranno rimborsati

Allo stesso tempo arrivano invece buone notizie per una categoria speciale di azionisti delle due banche venete. L’Antitrust europeo si è infatti mostrato aperto all’ipotesi di offrire una compensazione ai piccoli azionisti e risparmiatori di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca, nel caso in cui si fossero ritrovati titolari di azioni partendo da vendite irregolari (mis-selling) di titoli.

“Da tempo ci assicuriamo che gli utenti siano compensati in caso di mis-selling – ha affermato la Commissaria europea alla concorrenza, Margarethe Vestager – quando pensano di depositare risparmi e poi di fatto diventano proprietari (di una banca), che comporta rischi molto più alti a causa del bail in”.

“In questi casi di mis-selling abbiamo trovato modi di far avere compensazioni, direttamente o indirettamente”, ha ricordato la Vestager. “E peso che sia una cosa molto giusta per costruire fiducia”. La commissaria europea pensa insomma che sia giusto rimborsare i piccoli azionisti – e non solo i detentori di obbligazioni subordinate – che sono stati ingannati.

A febbraio Pop Vicenza e Veneto Banca hanno chiesto 3,3 miliardi di euro di aiuti statali e una conversione vincolante di circa 1,2 miliardi di euro di bond subordinati. Le due banche non hanno invece proposto che i creditori dei bond senior (13,5 miliardi di euro in totale di valore) venissero coinvolti nel piano.

Le autorità europee potrebbero approvare il maxi piano di salvataggio di MPS, risparmiando gli obbligazionisti senior della terza banca d’Italia, ritenuta una banca sistemica, ma potrebbero rifiutarsi di consentire che la stessa operazione venga eseguita per banche più piccole come i due gruppi non quotati del Veneto. L’impatto sull’economia e sulla stabilità finanziaria non sarebbe lo stesso.

Respingendo l’opzione del piano di aiuti precauzionali, di fatto Bruxelles sacrificherebbe gli obbligazionisti di Veneto Banca e Pop Vicenza. Una ricapitalizzazione di emergenza di questo tipo non è uno strumento utilizzabile per risolvere problemi esistenti, peraltro, e non vi si può fare affidamento per un periodo prolungato.