Società

Usa: riforma fiscale al traguardo. Stiglitz: “danni enormi per l’economia”

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Mentre la riforma fiscale voluta dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si avvia ad essere approvata entro Natale, non si placano le ondate di critiche nei confronti di una manovra considerata da molti ingiusta (perché favorisce i ricchi) e insostenibile dal punto di vista economico.

Nel coro delle critiche, si è aggiunta nelle ultime ore anche la voce del Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, che he sottolineato i rischi di aumento del deficit in seguito all’approvazione della riforma delle tasse voluta dall’inquilino della Casa Bianca.

“È passato quasi un anno da quando Trump è entrato in carica. Ma ha già fatto enormi danni al sistema basato sulle regole ed è sulla buona strada per creare un deficit commerciale ancora più grande”.

Un parere analogo è arrivato da Michael Bloomberg, che ha criticato la riforma dicendo che è  una “cantonata economicamente indifendibile”.

Intanto domani le due aule del parlamento Usa metteranno al voto il testo unico, che prevede forti riduzioni delle aliquote d’imposta per le imprese (dal 35 si passerebbe al 20%). Donald Trump spera di firmare il provvedimento, trasformandolo in legge, entro Natale. Le chance che la legislazione passi al Senato sono aumentate con due senatori repubblicani, Marco Rubio e Bob Corker, pronti a votare si’.

Quello che è certo ad ora è che le aziende sono le grandi vincitrici dell’accordo: la corporate tax nel 2018 passerà permanentemente dal 35% al 21%, le spese di ricerca e sviluppo saranno deducibili, la alternative minimum tax (tassa sui redditi che scatta con aliquota unica sopra una certa soglia di reddito) verrà eliminata, i titolari di attività ‘pass-through’ (per padroncini e partnership) avranno deduzioni sino al 20%. Per quanto riguarda le persone fisiche, vengono mantenute sette aliquote: 10%, 12%, 22%, 24%, 32% e per i più ricchi (ossia per i redditi da 500-600 mila dollari in su), 37% anziché 39,6%.

Se approvata, la riforma aprirà peraltro la strada alle trivellazioni petrolifere nell’Arctic National Wildlife Refuge, un’area naturale protetta degli Stati Uniti, che si trova nella zona nord-orientale dell’Alaska.