Economia

Usa, governo rischia di chiudere (ancora una volta)

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È partito il conto alla rovescia. Se il Congresso Usa, ancora diviso sulla legge che che finanzierebbe il governo fino alla metà di febbraio, non troverà un’intesa entro la mezzanotte di venerdì 19 gennaio, il giorno dopo i cittadini americani potrebbero ritrovarsi a dover fare i conti con ritardi e altri disservizi fastidiosi. Le attività non principali finanziate dallo Stato, infatti, rischiano seriamente di essere interrotte. Sarebbe la seconda volta in meno di cinque anni.

L’ipotesi di uno shutdown, un evento che si è già verificato nel 2013 ma che non è mai capitato con un partito che controlla entrambi i rami del Parlamento, sta acquistando maggiore credito nelle ultime ore. I Democratici chiedono che si arrivi a una soluzione sul testo per proteggere circa 700mila giovani migranti, evitandone la deportazione. Così facendo i senatori del partito progressista sono esposti alle critiche: saranno infatti ritenuti loro i responsabili dello stop alle attività federali.

Ieri il Senato americano si è riunito senza votare il provvedimento chiave già approvato alla Camera per evitare la paralisi del governo federale alla mezzanotte locale (le 6 di sabato in Italia). In pratica gli esponenti Democratici e quelli Repubblicani non riescono a mettersi d’accordo sulla legge di bilancio, e su come finanziare la Pubblica Amministrazione e le agenzie federali.

I Repubblicani, che hanno il controllo del Senato ma con un margine risicato, hanno accusato i Democratici di tenere in ostaggio il governo americano con pretese assurde come quella di proteggere gli immigrati “sognatori” che sono stati portati illegalmente nel paese quando erano bambini.

Alla Camera, dopo qualche piccola concessione ai conservatori e i falchi della Difesa, la squadra Repubblicana è riuscita a fare approvare la misura che consente di finanziare il governo per quattro settimane quasi esclusivamente grazie al sostegno dei membri del proprio partito (230 voti a favore contro 197 contrari).

La leader dei Democratici alla Camera Nancy Pelosi risponde alle domande circa la possibilità concreta di uno shutdown del governo Usa
La leader dei Democratici alla Camera Nancy Pelosi risponde alle domande circa la possibilità concreta di uno shutdown delle attività federali negli Stati Uniti: sarebbe la seconda volta in meno di cinque anni (Win McNamee/Getty Images)

Minaccia Shutdown del governo Usa: cosa succede ora

Se non si trova un accordo sulla questione spinosa dell’immigrazione sopra citata entro la mezzanotte di venerdì 19 gennaio (misura che dovrà essere approvata dal Senato se si vuole scongiurare lo shutdown), cosa molto probabile, ci sono due scenari che si aprono. Uno è quello più nefasto per l’economia e i mercati: la legge rimane intatta, non passa lo scoglio del voto al Senato e le attività non essenziali del governo si fermano.

La seconda possibilità, che nelle ore sta prendendo piede tra gli scranni parlamentari, è che Democratici e Repubblicani varino una legge provvisoria che finanzi il governo per qualche altro giorno (superando il weekend fino ai primi giorni della settimana successiva. La scadenza per poter continuare a trattare e trovare un accordo sull’immigrazione verrà in quel caso prorogata.

Per un accordo i Repubblicani devono in ogni caso convincere i Democratici: anche se dispongono di una maggioranza, ai conservatori del presidente Donald Trump servono 60 voti ma ne hanno soltanto 51, se si include nei calcoli anche il vicepresidente Mike Pence. Questo perché il senatore ed ex candidato alla presidenza John McCain è sempre assente per motivi di salute e perché uno dei due seggi dell’Alabama è passato ai Democratici.

Non è soltanto il tema immigrazione a preoccupare i Democratici, che non sono per nulla contenti del fatto che il testo non preveda fondi per Porto Rico, il 51esimo Stato degli Usa colpito di recente da una catastrofe naturale, e nemmeno quelli per i community health center, ovvero centri sanitari destinati per lo più alle persone meno abbienti. Senza contare la differenza di vedute sull’innalzamento potenziale della spesa.

I Repubblicani – e di riflesso il paese intero – si trovano in un cul-de-sac: a giudicare dalle opinioni espresse sinora e dalle prese di posizione delle due parti in causa, molto difficilmente si potrà mai trovare un punto di incontro.