Mercati

Una bolla che dura da venti anni. La morte del mercato toro è inevitabile

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ROMA (WSI) – Il picco di Wall Street è stato ormai toccato e d’ora in avanti i prezzi dei titoli azionari non potranno che rimanere sotto pressione. E’ la previsione di David Stockman, ex direttore dell’Ufficio federale di budget degli Stati Uniti sotto l’amministrazione del presidente Ronald Reagan. Il top dei mercati è a suo avviso stato testato, e non solo in riferimento all’arco temporale compreso tra il giugno del 2009 e oggi, ma anche a quello che risale agli ultimi 20 anni: periodo in cui ha regnato sovrana la Bolla finanziaria creata dalla Federal Reserve.[ARTICLEIMAGE]”L’indice azionario S&P 500 ha oscillato verso l’alto per più di due decenni, grazie alla grande bolla finanziaria” creata dalla Fed. Il rialzo di quasi +1000% che il listino ha incamerato dal Black Monday dell’ottobre del 1987 non ha avuto niente a che fare, spiega Stockman, con il miglioramento dei fondamentali dell’attività economica. Basti pensare che “il reddito mediano delle famiglie americane, su base reale, e nel 1989, era di $53.000” (presupponendo il valore costante del dollaro). E oggi, il valore è lo stesso.

Impressionante è il grafico che fa un paragone tra la crescita del Pil globale e quella del debito mondiale. Si è passati da un ammontare di debito che, dai $40.000 miliardi del 1994, è volato a $225.000 miliardi, a fronte di un Pil che, dai $28.000 miliardi del ’94, è salito ‘appena’ a $78.000 miliardi dieci anni dopo.

Una bolla globale, certo non solo americana, che è cresciuta a macchia d’olio dall’epicentro del boom economico mondiale, ovvero dalla Cina andando a colpire i mercati emergenti e le economie dei paesi avanzati, “che hanno consumato più di quanto prodotto, finanziandosi con ricorsi ai prestiti e comportamenti speculativi”.

Ma ora le cose stanno cambiando. “Il crash globale delle materie prime e la depressione delle spese in conto capitale (CapEx) stanno zavorrando gli utili societari”. E questo è un trend che si intensificherà in modo sostenuto nell’anno che ci aspetta. Allo stesso tempo, le banche centrali hanno esaurito tutte le loro munizioni. Quelle dei paesi emergenti come la banca centrale della Cina sono costrette ora a contrarre il proprio sistema monetario e il credito, al fine di prevenire una fuga di capitali monumentale”. Di fatto, “soltanto negli ultimi cinque trimestri la Cina ha assistito a flussi in uscita di $800 miliardi. Le banche centrali delle economie avanzate si trovano in una situazione ancora più imbarazzante. Hanno mantenuto i tassi di interesse attorno allo zero per sette anni. Così facendo, hanno acquistato una buona fetta di debito pubblico attraverso il Quantitative easing (QE)”.

Stockman continua: “Nonostante abbiano gonfiato i prezzi degli asset finanziari, queste manovre radicali delle banche centrali non sono riuscite a migliorare l’economia di Main Street, ovvero l’economia reale. Di conseguenza, la credibilità delle banche centrali sta evaporando velocemente. Così come stanno montando visibilmente la confusione politica, l’indecisione e l’incoerenza”.

Il verdetto: “Le implicazioni per il mercato azionario sono inequivocabili…la perdita di fiducia nelle attività con cui le banche centrali hanno stampato moneta porterà i multipli delle valutazioni a contrarsi. Allo stesso tempo, l’accelerazione del crash globale delle commodity, il tonfo delle spese in conto capitale e la flessione dei volumi di scambi commerciali si tradurranno in una recessione che colpirà tutto il mondo. E le banche centrali non riusciranno a ribaltare la situazione facendo ricorso a maggiori stimoli monetari”.

“Sicuramente, i mercati tori non muoiono facilmente, specialmente quelli che sono stati alimentati da una dieta costante di moneta facile, di aiuti di banche centrali, e bailout. E’ dunque probabile che ci saranno nuovi picchi che saranno ritestati, fino a quando l’ultimo buyer getterà la spugna. O fino a quando l’ultimo robot sarà riprogrammato non per comprare sulla base di qualsiasi indizio che lasci presagire l’arrivo di nuova liquidità, ma per vendere ogni volta che le banche centrali diffonderanno comunicati stampa incoerenti”.

Stockman intravede così la presenza di una zona a codice rosso, al di sopra dei massimi recenti che sono stati testati dallo S&P. Si tratta di un “canale di bolla”, ovvero di un’area agonizzante dei mercati. Per lo S&P, i livelli massimi sono compresi nella forchetta tra 2075 e 2125. E’ in questo range che il mercato si è infatti mosso lateralmente per circa 500 giorni. [ARTICLEIMAGE]La gravità della situazione è illustrata da un altro grafico, che mette in evidenza come il bilancio globale delle banche centrali sia cresciuto di ben dieci volte, nel periodo compreso tra il 1995 e il 2015.

“Nel 1994, quando la Fed e altre banche centrali iniziarono a stampare entusiasticamente moneta, il valore combinato dei mercati azionari globali era di circa $15.000 miliardi. Quest’anno, durante i massimi testati a maggio-giugno, la capitalizzazione globale di mercato è esplosa a $75.000 miliardi. Ma da allora almeno $13.000 miliardi sono stati bruciati, di cui due/quinti soltanto nel mercato azionario cinese. E questo è solo l’inizio”.

“Nell’ultima crisi del 2008-2009, i mercati azionari globali sono crollati da $64.000 miliardi testati nei loro picchi, a $30.000 miliardi, dunque più del 50%. In più – continua Stockman – ci sono state perdite per trilioni di dollari che hanno colpito i mercati dei mutui subprime, i debiti cartolarizzati e i bond spazzatura, i junk bond”.

Nel picco recente testato quest’anno, il valore in dollari del mercato azionario globale è stato di $300.000 miliardi (di cui $225.000 costituito da debiti, e $75.000 miliardi di capitale”. Ma se le banche centrali del pianeta sono riuscite ad arrestare l’ultima crisi, “non aspettatevi niente del genere la prossima volta. Non ci sarà nessun salvataggio di Wall Street, mentre l’era della Bolla Finanziaria si avvicinerà alla sua conclusione”. (Lna)
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