Mercati

Ue: liberalizzazione Poste entro il 2009

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Addio al vecchio postino, almeno come lo abbiamo visto finora. Lettere e pacchi distribuiti sempre dallo stesso postman di quartiere, tariffe uniche in tutta Italia e prezzi blindati, saranno presto un ricordo. Tra due anni, la posta sarà interamente liberalizzata, aprendo la via anche ai concorrenti stranieri. L’annuncio è di quelli che fanno tremare i muri della Commissione, come per la direttiva Bolkestein, una delle cause del no francese alla Costituzione per la paura dell’invasione del famigerato idraulico polacco. L’esecutivo Barroso ha approvato ieri una proposta di direttiva che completa la liberalizzazione dei servizi postali, già avviata nel ‘99 con l’apertura alla concorrenza per le buste d’affari e per gli espressi. Adesso viene proposto di completare il ciclo aprendo la via ai privati, nel 2009, anche per le buste sotto i 50 grammi, il 60 per cento del totale degli invii. “Mi rendo conto delle tempeste che una tale riforma può provocare”, ha messo subito le mani avanti il commissario al mercato interno Charlie McCreevy, autore del documento. Allora via alla concorrenza, parola magica nella bocca dell’irlandese iper-liberista McCreevy. Il mercato, finora protetto dai monopoli pubblici, fa gola agli investitori: 90 miliardi di fatturato nel 2004, 5 milioni di posti di lavoro e enormi opportunità legate alle nuove tecnologie. Ma naturalmente le grandi città e i centri d’affari attireranno maggiormente i concorrenti stranieri per il mix di alta redditività e minori costi di distribuzione. Resta quindi aperto il grande nodo del “servizio universale”. “Ogni cittadino dell’Ue – recita la prima direttiva sulla liberalizzazione delle poste, del ‘97 – ha diritto a ricevere la posta al suo domicilio, in un tempo ragionevole”. Quindi anche gli abitanti di piccole isole o villaggi in cima alle montagne devono poter ricevere e inviare la posta. Ma chi paga per questo servizio? Il timore degli Stati del sud Europa, più affezionati alle imprese pubbliche, con la Francia in testa, è la fine progressiva di un servizio di qualità, in nome del dio-profitto. Nella nuova direttiva la Commissione prevede una lista di sette misure possibili per finanziare la copertura dei servizi postali su tutto il territorio tra cui aiuti di Stato o fondi di compenso per le imprese. “Sono proposte non esaustive – ha ben precisato McCreevy ieri -. Gli Stati sono liberi di inventare altri sistemi di finanziamento del servizio universale”.
Alcuni paesi come la Svezia, il Regno Unito, la Germania e l’Olanda hanno già liberalizzato e spingono per una rapida approvazione del testo. Ma il fronte del Sud, con Francia e Italia in testa, chiede prima un serio approfondimento delle responsabilità e delle garanzie per gli operatori nazionali. La settimana scorsa dieci operatori postali, tra cui Poste Italiane, hanno inviato una lettera al Commissario irlandese sollevando molti dubbi sull’incertezza nel finanziare il servizio postale agli individui. Saranno, comunque i singoli Stati a decidere secondo McCreevy.