Società

Ue a Roma, Renzi tratta per salvare il suo governo

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – Da Bruxelles emergono dubbi sul 2,3% del rapporto tra deficit e Pil. Il premier Matteo Renzi rassicura che si tratta di differenze minime e che la manovra finanziaria non cambia e non cambiano le Cartelle esattoriali. I tecnici della Commissione europea sono però arrivati a Roma per chiedere chiarimenti e qualche modifica ci sarà.

Renzi potrebbe finire infatti per piegarsi alle richieste delle autorità europee e apportare alcuni dei cambiamenti richiesti, in particolare sul fronte della spesa: è pronto a tutto pur di salvare il suo governo. In vista del referendum costituzionale l’Unione Europea dovrebbe mostrare una certa clemenza, ma se c’è qualcuno che non può permettersi di prendere rischi o alzare la voce in questo momento è il primo ministro italiano.

In una lettera che porta la firma dei Commissari Ue agli affari dell’area euro, Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, si evidenzia la “deviazione significativa” dei conti pubblici dal percorso verso il pareggio di bilancio prospettato dai Documenti programmatici di bilancio.

Il messaggio, arrivato a Roma e in altre sette capitali d’Europa, è un invito formale a giustificare i motivi per la violazione del Patto di Stabilità europeo. Il governo Renzi, da procedura, non è costretto a rispondere, ma è probabile che lo faccia, perché non può permettersi una rottura dei rapporti con l’Ue un mese e mezzo prima del voto popolare, decisivo per le sorti del suo esecutivo, sulle riforme della costituzione.

Si può preventivare, secondo il Corriere della Sera, “la rinuncia a qualche spesa prevista dalla manovra, che il premier non vuole assolutamente modificare”. Mentre aumentano i tagli alla spesa, la legge di bilancio slitta fino a dicembre. A Bruxelles i conti non tornano.

Come spiega Alessandro Barbera su La Stampa, al di là di quello 0,1% in più di deficit rispetto a quanto concordato, “l’obiezione principale della Commissione ha a che fare proprio con la qualità delle coperture necessarie a finanziare ciò che della manovra non è disavanzo. Il governo chiede di farlo per dodici miliardi, gli altri quindici sarebbero reperiti fra tagli alla spesa e nuove entrate. Ma circa la metà di queste sono voci per l’appunto una tantum: spese certe per entrate incerte. Un’equazione che Bruxelles non ha mai accettato“.