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Tracollo mercati: in questi casi Buffett consiglia: “nervi saldi”

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Il sell-off che ha colpito i mercati azionati in questi giorni sembra il peggiore di sempre. In realtà, le cose non stanno affatto così. Da quanto è iniziata la fase rialzista del mercato, nel 2009, per ben nove volte, il mercato azionario Usa ha registrato cali cosí significativi, se non addirittura peggiorni. Ma ogni volta la fine del mondo è stata evitata.

Cosa fare in fasi di mercato così pesanti? Il finanziere americano Warrren Buffett, in un’intervista al Cnbc durante una delle fasi di correzione del 2016, consigliava di mantenere la calma.

“Non guardate troppo da vicino il mercato. Se vi preoccupate quando le azioni scendono un po’ o pensate di venderle quando salgono, non avrete risultati molto buoni”. È meglio quindi temporeggiare.

Nel caso specifico di attualità, Raphael Sobotka, che ha in gestione 45 miliardi di euro di asset, concorda con l’oracolo di Omaha. Il manager di Amundi, il primo gruppo di asset management in Europa, avverte che non è ancora giunto il momento di rientrare nel mercato azionario a questi prezzi e che altri tracolli potrebbero materializzarsi.

L’ultimo ritracciamento di Borsa che ha più che vanificato il rimbalzo del 50% messo a segno dai listini azionari Usa dopo il flash crash di venerdì e lunedì scorsi (vedi grafico sotto), è la prova che gli investitori farebbero meglio a stare alla larga dalle Borse prima di tornare ad aumentare la loro esposizione all’azionario sperando di trovare prezzi vantaggiosi. Lo schock della volatilità – con l’indice Vix balzato a un certo punto a inizio settimana anche fino a 50 punti – dice che conviene aspettare che le acque si siano calmate.

Ma vediamo le fasi ribassiste più significative in questi anni:

Gennaio 2016

La preoccupazione per un rallentamento economico e l’aumento del debito cinese hanno fatto scendere l’indice S & P 500 dell’11% nel corso di tre settimane.

Agosto 2015

La forte svalutazione dello yuan da parte della Cina ha causato, il 24 agosto, un crollo di 1.000 punti nel Dow Jones Industrial Average. La crisi del debito greco ha inasprito ulteriormente la fiducia con l’S & P che ha perso l’11% nel corso di sei sedute.

Ottobre 2014

La diffusione del virus Ebola, la preoccupazione per la fine dell’allentamento quantitativo e le tensioni in Medio Oriente hanno innescato una calo di 460 punti del Dow il 15 ottobre, ampliando al 5% il sell-off iniziato una settimana prima.

Gennaio 2014

Il calo dei mercati azionari e delle valute dei mercati emergenti ha innescato vendite sul Dow Jones, che ha perso il 3,6%, la peggiore performance mensile dal 2012.

Ottobre – Novembre 2012

L’incertezza sugli esiti delle elezioni Usa del 2012, in cui si sfidavano Barack Obama e Mitt Romney, ha causato, tra il 18 ottobre e il 15 novembre, un declino del 7,1 per cento dell’S & P 500.

Marzo – giugno 2012

I verbali della Federal Reserve, che mettevano in evidenza un freno nella politica espansiva, causarono un declino del 10% circa dello S&P 500 da aprile a giugno del 2012.

Luglio-agosto 2011

La decisione storica dell’agenzia di rating S&P’s di abbassare la valutazione del debito sovrano Usa a AA+ determinò un crollo del 17% dello S & P 500 tra il 7 luglio e l’8 agosto.

2010

Altri due sell off si sono verifcati nel 2010: un calo dell’8% iniziato a gennaio e terminato alla fine del mese successivo, e una flessione del 16% iniziato in aprile e concluso a luglio.