Economia

Tra Tasi, auto e conto in banca la patrimoniale c’è già: vale 32 miliardi

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ROMA (WSI) – Con la legge di bilancio in via di definizione e i negoziati sullo sforamento del deficit con le autorità europee che sono arrivati al rush finale, il governo Renzi si sta scervellando per trovare le coperture necessarie per mettere a punto la prima bozza della manovra finanziaria del 2017. Secondo gli ultimi calcoli mancano ancora più di 7 miliardi di risorse.

Oltre alle concessioni sul deficit che il governo spera di ottenere da Bruxelles, nelle ultime ore frenetiche di trattative non è da escludere che il premier e il ministro dell’Economia Padoan facciano ricorso anche una imposta patrimoniale. La proposta impopolare non gioverebbe a un governo che è in piena campagna referendaria in vista del voto del 4 dicembre sulla riforma costituzionale.

Peccato però che una patrimoniale esista già e ammonti a 32 miliardi di euro l’anno, secondo i calcoli di Carlo Bonomi, presidente del gruppo tecnico per il fisco di Confindustria. Tra Tasi sulla casa, imposte su conti correnti o investiti in titoli, libretti postali, terreni, capannoni, auto di lusso, aerei privati e possesso del televisore, i beni patrimoniali degli italiani sono già tassati per una somma che si aggira intorno ai 32 miliardi di euro l’anno.

Si tratta di risorse preziose e che vengono ripartite tra le varie amministrazioni del paese: Stato, regioni, province, comuni: “tutti sembrano avere già una propria patrimoniale cui appellarsi”, commenta Bonomi sul numero di ottobre del mensile Wall Street Italia.

Gli fa eco su Monitor Immobiliare Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, secondo il quale la Tasi – che viene invece presentata come tassa sui servizi – è in realtà una “vera e propria patrimoniale”, così come lo è l’Imu.

Lo ha ammesso anche il nuovo presidente dell’Associazione dei Comuni, Antonio Decaro, che nel proporre di unificare Imu e Tasi ha osservato che “si tratta di tributi identici per base imponibile, contribuenti e riferimento alla rendita catastale”.

Se da un lato Decaro non ha fatto altro che confermare il sospetto, al contempo fa capire con le sue dichiarazioni di volersi rassegnare all’idea della patrimoniale. Sarebbe invece meglio mettersi al lavoro per cercare di introdurre un tributo che sia veramente sui servizi e non sul patrimonio immobiliare.