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Terza Guerra Mondiale? Sarà un conflitto liquido

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“L’unica cosa immutabile della natura umana, è la sua mutevolezza ” (Oscar Wilde)

ROMA (WSI) – Dopo aver pubblicato l’articolo Alert Terza Guerra Mondiale, alcuni lettori hanno risposto o mi hanno scritto, sostenendo, giustamente, che a loro avviso un conflitto mondiale sarebbe impossibile perché comporterebbe la distruzione atomica dell’intero pianeta e quindi nessuna potenza mondiale si prenderebbe mai un rischio di tale portata. Questo, effettivamente, è un ragionamento che non fa una piega e che infatti ha permesso, grazie all’effetto pacificatore della bomba atomica, una stagione di relativa pace globale, almeno per i paesi più industrializzati, dato che paesi più piccoli e poveri sono stati invece colpiti (vedi Vietnam, Iugoslavia, Afghanistan, Iraq, e paesi africani).

Ora invece vogliamo formulare un’ipotesi su come sia possibile, stando alle condizioni politico-economiche attuali, un conflitto mondiale: la nostra ipotesi è che mentre la Prima Guerra Mondiale è stata una guerra di trincea, la Seconda Guerra Mondiale è stata una fallita guerra lampo, la Terza Guerra Mondiale sarà una guerra liquida. Cosa intendiamo qui per guerra liquida? Intendiamo una guerra a 360° che si combatterà con guerre civili, rivoluzioni, disordini sociali sostenuti da potenze straniere, ma anche attraverso una guerra sporca quindi attentati, sabotaggi, attacchi informatici dove l’autore sarà sempre di difficile individuazione, ma anche scontri armati tradizionali.

Inoltre i fronti e gli schieramenti saranno mutevoli data la presenza, nella stessa nazione, di due o più schieramenti.

Praticamente qui stiamo sostenendo l’estensione dello scenario siriano su scala globale. Infatti la Siria è uno dei primi esempi di questa futura guerra liquida: due fronti principali, quello governativo e quello ribelle; attentati da parte di agenti stranieri o gruppi estremisti del fronte ribelle; sostegno esterno alle due parti in conflitto (Russia e Cina per Assad e Monarchie del Golfo e USA per i ribelli), presenza di elementi stranieri sul territorio; attacchi da parte della potenze confinanti sia contro il regime (Turchia e Israele), sia contro i ribelli (Iraq).

La grande differenza rispetto alle guerre del passato e che le principali potenze in campo attualmente, soffrono sia di tensioni esterne ma anche di tensioni interne. Ora elencheremo i problemi delle principali potenze.
– Gli Stati Uniti vivono una bolla monetaria che quando scoppierà porterà il paese in una recessione devastante. Inoltre al suo interno esistono forti movimenti di protesta contro l’intero sistema economico (come Occupy Wall Street), forti tendenze secessioniste da parte di alcuni stati e partiti politici (vedi Verso gli Stati Divisi d’America), un tasso di criminalità altissimo e una gran parte della popolazione armata. Tutte situazioni che in caso di forte recessione possono diventare molto pericolose.

La Cina vive un forte rallentamento della sua crescita e la crisi economica del mondo occidentale non può che contagiarla. Ricordiamo come al suo interno ci siano la continua ribellione del popolo tibetano, le tensioni con gli Uiguri e le innumerevoli rivolte in continuo aumento (vedere nostro articolo La tirannia cinese è in crisi).

La Russia vive una calma apparente, dopo le forti manifestazioni dell’anno scorso. Però non possiamo escludere che una rivoluzione colorata guidata magari dal blogger Navalny (una sorte di Grillo russo) non scuota la steppa nei prossimi mesi o anni.

L’Italia è in fortissima recessione e in stallo politico e rischia anche una guerra civile o comunque un periodo di fortissima tensione e disordine sociale ( vedere articolo Italia Rischio Guerra Civile)

La Spagna, è anch’essa in una crisi economica senza precedenti con una disoccupazione da record, con una monarchia messa in discussione e con il forte rischio di disintegrazione territoriale (vedi Catalogna e Paesi Baschi) con relativo rischio di colpo di stato.

La Grecia è ormai uno stato totalmente devastato dal punto di vista economico e sociale e una guerra civile non è questione di se ma di quando.

La Francia è l’Italia con sei mesi di ritardo, sta entrando anch’essa in recessione, la disoccupazione è alta. A nostro avviso la Francia ha una delle situazioni potenzialmente più esplosive data la presenza al suo interno di una fortissima estrema destra xenofoba ed euroscettica e di una buona parte della popolazione straniera o di origine africana. Ricordiamo le rivolte delle Banlieue del 2005 che infuocarono il paese e che potrebbero riproporsi da un momento all’altro dato che la fascia di popolazione di origine africana ha un tasso di disoccupazione maggiore della media francese.

L’Inghilterra ha una situazione simile a quella francese con una consistente parte della popolazione di origine extraeuropea e anch’essa nel 2011 ebbe un’improvvisa serie di rivolte e disordini che infuocarono le città inglesi. Inoltre nel 2014 rischia anche la frammentazione territoriale che potrebbe portare alla storica secessione della Scozia.

La Germania allo stato attuale non è scossa da significative problematiche interne. Inizia gradualmente ad essere contagiata dalla recessione dei paesi comunitari in crisi ed esistono al suo interno delle voglie separatiste di alcune regioni tedesche. A nostro avviso sono due le situazioni che si prospettano per la Germania: o sarà il perno stabile con cui l’Unione Europea reprimerà le rivolte e le tensioni degli altri stati comunitari o semplicemente sarà travolta dalla recessione e compariranno divisioni anche al suo interno.

In India la crescita economica sta rallentando e la povertà è estesa alla maggioranza della popolazione, recentemente si sono verificate serie rivolte per lo stupro di alcune donne e anche rivolte contro le multinazionali. Non si può escludere che se il paese scivolasse in una crisi economica più pesante, le tensioni non si acuiscano ulteriormente.

L’Argentina rischia il suo ennesimo fallimento, l’inflazione è fuori controllo e data la sua ostilità verso alcuni paesi occidentali (in primis l’Inghilterra per le Falkland) non si può escludere una futura destabilizzazione interna operata da servizi segreti stranieri, stesso discorso vale per Bolivia, Brasile, Venezuela e Perù.

L’Arabia Saudita è stata sfiorata dalla Primavera Araba, ma le rivolte sono comunque continuate e date anche le rivalità interne tra i membri della famiglia reale la situazione non può essere di certo definita tranquilla.

– I paesi dell’Asia centrale sono retti da dittatori ormai vecchi e alle loro spalle si stanno preparando i movimenti islamici estremisti che sognano il califfato islamico dalla Cina al Marocco.

Ovviamente non tutti gli stati più importanti al mondo hanno problematiche interne che possono tradursi in un conflitto civile o in una rivoluzione e non si vuole neanche sostenere che tutti gli stati sopra elencati subiranno scontri interni più o meno contemporaneamente.

Però probabilmente almeno alcuni di essi avranno una tensione interna tale da esplodere e in tal caso, l’eventuale conflitto mondiale si potrebbe sviluppare in modo che non si fa più una dichiarazione di guerra come una volta ma semplicemente si sostiene una delle parti in campo delegittimando l’altra.

Quindi a chi ci dice che è impossibile una Terza Guerra Mondiale, vogliamo rispondere dicendo di non pensare a questa guerra come ad una guerra del passato, ma di pensare ad un conflitto totalmente mutevole e liquido, dove i fronti e alleanze cambieranno velocemente e non ci sarà un nemico da distruggere nuclearmente. Questo al tempo stesso non esclude limitati conflitti nucleari (come il lancio di un attacco nucleare ad una folle Corea del Nord) o attentati terroristici atomici.

Concludendo chi vuole capire la possibilità di una Terza Guerra Mondiale deve guardare come esempio, allo scenario siriano e perché no, anche alla situazione politica italiana, dove non c’è un vincitore e dove le possibili alleanze cambiano di continuo.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Hescaton – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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