Economia

Tassi di interesse: prima Fed, poi Bce. Cosa aspettarsi

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Settimana cruciale, quella in partenza oggi, in materia di politica monetaria. Si parte domani con la Fed, che darà il via ad un meeting di due giorni in cui gli economisti si attendono un rialzo del costo del denaro e un discorso più concreto su quanti ritocchi effettivi ci saranno quest’anno, se sempre tre come previsto, oppure quattro. Giovedì sarà invece la volta della Bce, che dovrebbe parlare dei tempi per la fine del programma di Qe e della normalizzazione dei tassi.

Ma torniamo alla Federal Reserve. Se è vero che un rialzo dei tassi di interesse dello 0,25% (da 1,75% al 2%) è dato per scontato, secondo un articolo della Cnbc, la vera sorpresa potrebbe arrivare sul fronte del programma di riduzione del livello di bond detenuti nel bilancio della banca centrale.

Il meccanismo è un po’ complesso  – si legge nell’articolo –  tuttavia suggerisce che l’operazione per ridurre l’ammontare di obbligazioni possedute dalla Fed potrebbe chiusa in largo anticipo, già forse l’anno prossimo o al più tardi nel 2020.

La progressiva discesa del citato bilancio ha rappresentato uno degli obiettivi primari della Federal Reserve, eppure le previsioni di alcuni esperti indicano un corso molto meno marcato del previsto. La riunione Fed di giugno e la successiva conferenza stampa – continua l’aerticolo – potrebbero anticipare una riduzione del bilancio da 4,5 triliardi di dollari a quota 3,5 mila miliardi, contro le previsioni iniziali a 2,5 triliardi.

Sembre secondo le proiezioni, se la riduzione del bilancio terminerà prima del previsto, il mercato inizierà a prezzare una conclusione anticipata del ciclo di rialzi dei tassi di interesse.

È in corso un dibattito molto acceso – che prenderà probabilmente piede nella riunione Fed di agosto – sulle modalità con cui la riduzione del bilancio dovrà essere perseguita”, ha fatto notare l’esperto Fed Lou Crandall,chief economist di Wrightson ICAP.

In una recente indagine di Bloomberg, compiuta tra il 5 e il 7 giugno, la percentuale di coloro che si aspettano altri 3 rialzi del costo del denaro nel 2018 è scesa rispetto al sondaggio di marzo. In media, molti credono che ci saranno altri 2 ritocchi da qui a dicembre prossimo.