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Taiwan apre alle crypto nel segno di Malta: in Asia è solo l’inizio

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A cura di Matteo Oddi

Quest’anno Malta ha assunto la posizione di leader mondiale nell’adozione di misure favorevoli alle realtà che popolano l’industria nata intorno alle criptovalute. Dopo essersi cucita addosso l’appellativo di “Isola della Blockchain”, Malta ha approvato un quadro regolatorio omnicomprensivo per il settore, toccando aspetti che vanno dalle raccolte fondi tramite ICO alla licenza degli exchange.

Questa attitudine non è passata inosservata. Lo testimonia l’interesse dimostrato da diversi big del settore, da Binance a Tron, che hanno annunciato l’apertura di nuove sedi e il lancio di nuove operazioni in territorio maltese.

Ma l’influenza del laboratorio di La Valletta si estende ben oltre i confini europei.

Taiwan, la settima maggiore economia nel continente asiatico, ha annunciato la stesura di norme blockchain-friendly. E il principale promotore dell’operazione, il deputato Jason Hsu, ha ammesso che la futura regulation si muoverà sull’esempio dettato da Malta.

Hsu si occupa della regolamentazione delle criptovalute da circa un anno fa, quando ha introdotto un progetto sperimentale che avrebbe permesso alle startup tech di lavorare senza oneri fiscali per i primi tre anni di attività.

Secondo Hsu, presto a Taiwan sarà istituita una “zona economica specializzata”, con grandi uffici per circa 200 aziende basate sulla tecnologia blockchain.

Nel frattempo è stata creata la Taiwan Crypto Blockchain Self-Regulatory Organization (TCBSRO), un gruppo che raccoglie alcune importanti società del mondo crypto, il cui obiettivo è definire le pratiche migliori per l’industria.

“I paesi avanzati dell’Asia rappresentano l’ecosistema naturale per l’adozione delle criptovalute e della blockchain, grazie alla presenza di una popolazione mediamente più giovane rispetto all’Occidente e all’abitudine radicata di effettuare transazioni tramite dispositivi mobili”, dice Anatoliy Knyazev di Exante.

Il caso di Taiwan non è comunque isolato. “Si sta venendo a creare uno scenario molto interessante, caratterizzato dalla compresenza di competizione e dialogo tra legislazioni di paesi e continenti diversi. Vedi anche il caso dell’India”, ricorda Knyazev.

Infatti, nonostante sia attualmente in vigore un ban che vieta agli operatori bancari di trattare con le crypto, l’India ha prima annunciato di star lavorando il primo “Distretto Blockchain” del paese e in seguito il Securities and Exchange Board of India ha annunciato di aver inviato funzionari in Giappone, Regno Unito e Svizzera per studiare l’approccio delle autorità di regolamentazione finanziaria locali rispetto alle criptovalute e alle initial coin offering.

La partita di risiko che si gioca alla confluenza di tecnologie emergenti e finanza è sempre più affollata.