Società

STRATEGIE
POST SBANDATA

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) –
Flessione, correzione o, ancora, inversione. I termini con cui si è finora cercato di descrivere l’attuale fase di mercato sono molteplici, e proprio questo fatto sta a indicare come in realtà non sia ancora possibile inquadrare in una data categoria quanto sta avvenendo.

Una situazione quasi «anticipata» un mese fa del governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi: «La leva finanziaria è utilizzata oggi come mai nel passato. Si ha la sensazione che queste trasformazioni possano avere talvolta distorto le valutazioni espresse dai mercati: il livello eccezionalmente basso dei premi al rischio non riflette che in parte il merito di credito». E a mostrare quanto poco fosse ormai valutato il premio al rischio sono i grafici in alto in pagina.

I quali indicano la distanza delle quotazioni dei titoli (al 28 febbraio scorso) rispetto ai massimi degli ultimi 12 mesi (meno del 10%, fra il 10 e il 20% e oltre il 20%) sotto tre aspetti: come semplice numero di titoli, come capitalizzazione complessiva e infine come market cap rapportata al peso del titolo sull’indice.

QUI SU WALL STREET ITALIA TROVI LE QUOTAZIONI IN TEMPO REALE E IL BOOK A 15 LIVELLI DI TUTTE LE AZIONI AMERICANE. CLICCA SU TotalView ALL’INTERNO DI INSIDER

Un dato balza subito all’occhio: nel caso italiano sette titoli su 10 erano a meno del 10% dai propri top a 12 mesi, ma questa percentuale sale all’84% (se valutata in termini di capitalizzazione) e addirittura al 97%, in base al proprio peso sul listino. In pratica tutto l’indice era sui massimi, quindi con possibilità di rotazione settoriale (per quel poco che vale in Italia) praticamente nulla. Una situazione, quindi, sicuramente più difficile rispetto ai casi tedesco e francese, o più in generale europeo (testimoniato dall’Eurostoxx 50) in cui oltre il 25% del listino dista dai massimi almeno un 10 per cento. Lasciando quindi possibilità e spazio per una rotazione dei titoli.

Attenzione quindi al panic selling che, come successo a New York, per la prima volta dal 1987, ha impedito alla Borsa di eseguire tutti gli ordini e ha fatto registrare il calo più forte dal 17 settembre 2001 (primo giorno di apertura dei listini dopo l’attentato alle Twin Towers). In Italia, invece, una discesa superiore al 2,88% di martedì 27 febbraio si era verificata lo scorso maggio (-3,76%). Allora il calo complessivo dell’S&P/Mib fu del 10% circa e riportò i corsi ai livelli di otto mesi prima. Ma dopo cinque mesi, a ottobre, la discesa era già stata riassorbita. Mentre ora i valori sono già quelli di novembre.

Una conferma che potremmo essere quasi al termine della discesa viene dal put/call ratio, il rapporto fra volume delle opzioni al ribasso e al rialzo (calcolato sulle azioni Usa dal Cboe, il Chicago Board Options Exchange): la discesa su livelli minimi (vedere il grafico a lato) anticipa in genere un movimento contrario del listino e quindi un possibile parziale recupero degli indici.

Copyright © Bloomberg – Borsa&Finanza per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved